20 Aprile 2024, sabato
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Recovery fund in bilico: le promesse dell’UE per ora restano virtuali

Un piano dettagliato di riforme e investimenti da collegare a un calendario di obiettivi da raggiungere sono le pretese esplicate dalle istituzioni di Bruxelles per procedere all’erogazione di circa 209 miliardi tra sussidi e prestiti del Recovery ‘promessi’ all’Italia dopo il lungo summit europeo di luglio per ora solo virtualmente assegnati al nostro Paese.

Anche dopo la presentazione del piano pare difficile che Roma possa ottenere i fondi andando avanti con il pilota automatico di un eventuale Governo senza maggioranza e tenuto in piedi solo per mantenere l’ordinaria amministrazione fino a nuove elezioni. La procedura di approvazione dei “piani per la ripresa e la resilienza” (cosi’ vengono citati nelle conclusioni del Consiglio europeo di luglio) dopo la prima valutazione della Commissione, che può prendere fino a due mesi di tempo, prevede infatti l’assegnazione di un punteggio da parte dell’esecutivo Ue.

L’eventuale valutazione positiva “deve essere approvata dal Consiglio (dove sono rappresentati gli Stati membri, ndr), a maggioranza qualificata su proposta della Commissione”, e per questo secondo passaggio Bruxelles assegna altre quattro settimane di tempo. Solo il semaforo verde delle due istituzioni Ue farà partire il prefinanziamento del 10% dei fondi, ma darà anche il via al tempo assegnato ai Paesi beneficiari dal crono-programma di “target intermedi e finali” compresi nei piani nazionali.

Viene invece espressamente disciplinata, questa sì, l’eventualità di “gravi scostamenti dal soddisfacente conseguimento dei pertinenti target intermedi e finali”, cioè il ritardo del Paese nel raggiungere gli obiettivi promessi. In altre parole, da un eventuale stallo durante il piano di ripresa potrebbe arrivare uno stop ai fondi da Bruxelles, che tornerebbero virtuali come al punto di partenza.

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