|a cura di Maria Parente
Era il 24 agosto 2016 quando un imprevedibile e devastante terremoto, definito dall’INGV sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso,rade praticamente al suolo il cuore del Centro Italia coinvolgendo 138 comuni del cratere sparsi tra Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.
Due potenti repliche sono poi avvenute il 26 ottobre 2016 con epicentri al confine umbro-marchigiano, tra i comuni della provincia di Macerata di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera . Il 30 ottobre 2016 è stata registrata la scossa più forte, di magnitudo momento 6.5 con epicentro tra i comuni di Norcia e Preci, in provincia di Perugia . Questo insieme di eventi provocò in tutto circa 41 000 sfollati, 388 feriti e 303 morti, dei quali 3 morirono per via indiretta (causa infarto per lo spavento).
Sono trascorsi quattro anni da questo evento severo e ingiustificato che ha travolto nello sconforto intere popolazioni ritrovandosi da un momento all’altro private dai loro affetti, figli, genitori e compagni, distrutte le abitazioni ed un vuoto incolmabile che ancora oggi fa eco nelle strade di ciò che rimane. In ritardo i cantieri pubblici e privati, frenati dalla burocrazia che impone i suoi tempi ed è per questo che il Commissario alla ricostruzione, Giovanni Legnini ha emanato tre nuove ordinanze per semplificare le procedure (in precedenza ci voleva più di un anno solo per concludere l’iter amministrativo) e così accelerare le 8mila pratiche pendenti e far arrivare i contributi in 110 giorni.
La cerimonia di commemorazione come ogni anno non manca e le istituzioni giungono in quei luoghi per una parola di conforto ad intere famiglie oramai quasi tutte prive di un pezzo importante che componeva le loro vite. Il Premier Giuseppe Conte ascolta tutti e promette che nel tempo le città distrutte ritroveranno conforto e serenità con una ricostruzione degna che in parte proverà a compensare gli animi sconfitti dei sopravvissuti. Una donna racconta al premier che il marito, dopo poco più di un anno dal sisma, si è suicidato, abbattuto dalla depressione mentre un’altra coppia che con il terremoto ha perso un figlio di soli 22 anni, lamenta delle lungaggini burocratiche che bloccano l’iter per la ricostruzione della loro casa: dalle parole di Giuseppe Conte si comprende perfettamente che il processo di ricostruzione è lungo e complesso e nonostante siano trascorsi quattro anni senza che nulla sia cambiato, tra un anno o due non ci si potrà aspettare grandi miglioramenti potendo attualmente contare sugli aiuti economici dell’Unione Europea, il Recovery Fund, da investire in parte nella ricostruzione delle città.
L’OPINIONE-Dunque è chiaro che il nostro Paese ,aldilà degli ostacoli burocratici che rallentano le procedure di ricostruzione, non disponga dei fondi necessari da poter investire nella ricostruzione a quattro anni dall’accaduto. A mio dire, questa rivelazione sottintesa dalle parole del premier, non può che segnare una sconfitta per un Paese che naviga al passo coi tempi: non mi spiego perché i settori più significativi che sorreggono Paesi e comunità sono segnati da gravi carenze che impediscono sviluppo e aggiornamento delle singole realtà italiane.