Un sistema che regala controllo e sensibilità tattile a una mano bionica, aiutando chi ha subito un’amputazione. E rendendo possibili gesti come prendere una bottiglietta d’acqua da un tavolino, percependone forma, dimensioni e consistenza; impugnarla e inclinarla per versarne il giusto contenuto in un bicchiere. Azioni che – grazie a una sperimentazione condotta da bioingegneri, ingegneri, medici e tecnici dell’università Campus Bio-Medico di Roma e del Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio (Bologna) – sono di nuovo realtà per Clara, una giovane amputata che ha ritrovato la sensibilità lungo le dita e il palmo della mano grazie al progetto sperimentale ‘Sensibilia’, i cui risultati, presentati oggi nella Capitale, sono stati appena pubblicati su ‘Science Robotics’. Il sistema può essere applicato a protesi già in commercio.Per consentirle di essere ‘connessa’ agli arti bionici utilizzati nei test – una mano sperimentale e una commerciale, entrambe poliarticolate e con alte capacità di movimento indipendente delle dita e di restituzione dei feedback tattili, grazie a sei elettrodi neurali – la donna è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico al Policlinico universitario Campus Bio-Medico. Qui un team di neurochirurghi e ortopedici, con l’ausilio costante di neurologi e bioingegneri, le ha inserito due elettrodi intraneurali e un ‘cuff’ (elettrodi perineurali, cioè installati intorno ai nervi) per ciascuno dei nervi mediano e ulnare presenti nel braccio sinistro: le interfacce, sottilissime, hanno consentito la restituzione – in tempo reale, attraverso speciali algoritmi – delle sensazioni tattili e di movimento dell’arto bionico al cervello tramite il sistema nervoso periferico. Proprio ciò che accade a tutti noi quando afferriamo, muoviamo, tocchiamo un oggetto con la mano. Nel caso di Clara, il merito è della scienza.
Con l’obiettivo di riuscire ad avvicinarsi a questo livello di accuratezza nel controllo manipolatorio, Clara in 11 settimane ha prima ‘reimparato’ a produrre nel proprio cervello il movimento dell’arto perduto, stimolando aree corticali inattive da tempo; quindi ha affinato le proprie capacità di ricezione delle sensazioni tattili, riuscendo a percepirle in ben 13 differenti zone della mano artificiale, sia anteriormente che posteriormente. Infine si è esercitata accanto ai ricercatori per ripristinare le proprie capacità di manipolazione fine degli oggetti, stavolta attraverso la mano artificiale, riuscendo a muoverla con una destrezza crescente (salita del 25,7% dal primo giorno di test) e fino ad oggi sconosciuta a tutte le precedenti sperimentazioni nel mondo.Quindi la paziente è stata in grado – bendata e con la musica al massimo volume nelle orecchie – di riconoscere e padroneggiare consistenze e posizioni degli oggetti nella mano, fino a riuscire a ‘provare’ la sensazione del loro scivolamento lungo le dita e il palmo artificiali (con un ritardo al di sotto dei 100 millisecondi, come avviene nel controllo sensori-motorio biologico), così da essere in grado di correggere in corsa eventuali prese maldestre.
a cura di Vincenzo Catapano