25 Aprile 2024, giovedì
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La valanga euroscettica dal debole effetto

Alla vigilia delle elezioni del Parlamento europeo (Pe) gli scenari politico-istituzionali sembrano lungi dall’essere positivi. Mentre il 69% degli europei non si fida delle istituzioni, i partiti euroscettici potrebbero ottenere il 31% dei voti ed acquisire un sostegno sufficiente a plasmare le politiche comunitarie in chiave anti europea. 

Blocco euroscettico liquido
Eppure, per essere in grado di portare avanti le loro istanze anti-Ue, questi partiti non devono solo vincere le elezioni, ma essere anche in grado di coalizzarsi. All’interno del Pe le posizioni euroscettiche sono state finora e per lo più rappresentate dall’Europe of Freedom and Democracy group (Efd), sostenuto in prima linea (ma non solo) dall’Independence Party inglese (Ukip) e dai Veri Finlandesi, o Perussuomalaiset (Ps). 

Tuttavia, durante la scorsa legislatura i membri di suddetto gruppo hanno dimostrato scarsa volontà a cooperare, registrando un grado di coesione interna pari al 48.97%. Anche il Fronte nazionale (Fn) francese e il Partito della libertà (Pvv) dei Paesi Bassi, insieme al Partito della Libertà austriaco (Fpo), il belga Vlaams belang (Vb), la Lega nord (Ln) e i Democratici svedesi (Sd) sono decisi a creare una coalizione, l’Alleanza europea per la libertà (Eaf). 

Inoltre, risulta essere alquanto emblematico che lo statuto di Eaf lasci libere le parti di non concordare le loro reciproche posizioni. L’assenza di un comune accordo tra gli aderenti al gruppo potrebbe minarne non solo la legittimità, ma anche la capacità di influenzare le votazioni parlamentari.

Partendo da queste basi, la formazione di un grande blocco euroscettico appare difficile da realizzare e risulta oltremodo impossibile nel caso del Movimento 5 stelle (M5s), uno dei principali attori sulla scena euroscettica. Definendo il Movimento un’ associazione dotata di un non-statuto e non guidata da ideologie partitiche, Beppe Grillo ha infatti più volte dichiarato che M5s non parteciperà a nessuna alleanza. Sebbene i Grillini possano senza dubbio apparire come un caso isolato, una maggior cooperazione risulta essere difficoltosa anche tra partiti appartenenti alla stessa ala ideologica. 

Per esempio, il Fn di Le Pen si è distanziato dal greco Alba Dorata e dal movimento per un’Ungheria migliore, Joobik, definendoli neo-nazisti. L’Ukip ha invece rifiutato di allearsi con lo stesso Fn, viste le sue posizioni antisemitiche e omofobiche. Inoltre, una possibile cooperazione tra l’Alternativa per la Germania (Afd) e Ukip potrebbe essere compromessa dalla retorica populista e anti-immigrazione sostenuta dal partito britannico.

Rinegoziazione dei vincoli Ue
Nonostante tali differenze, la rinegoziazione dei vincoli economici e fiscali dettati dall’Ue o l’uscita dall’euro potrebbero divenire la spinta necessaria a ricompattare il fronte euroscettico. Per raggiungere obiettivi di tale portata occorre però che i partiti concordino un processo di riforme economiche e istituzionali unico. 

Tuttavia, Ukip e Pvv sostengono trasformazioni in chiave neo-liberale che mal si conciliano con le strategie protezionistiche promosse dal Fn. Partiti come Afd, Ps e M5s, che non sono notoriamente contrari al mantenimento di un’unione politica, sostengono invece una maggiore cooperazione tra istituzioni e cittadini tramite mezzi di democrazia diretta. Ciò nonostante, M5s, diversamente dagli altri movimenti, si sta anche battendo per l’abolizione del Fiscal Compact e della clausola sul pareggio di bilancio. 

Tali divergenze risulteranno maggiormente inconciliabili se si considerano i diversi interessi nazionali e regionali. I partiti del Nord Europa, come Pvv, Ukip, Afd e Ps accusano i paesi del Sud di aver ingiustamente beneficiato di aiuti europei, attingendo alle riserve economiche dei loro stati. Diversamente, gruppi come Fn e M5s e Alba dorata biasimano la Germania per essersi fatta promotrice di quelle politiche di austerità e rigore che stanno minando le basi delle economie nazionali.

Argine filoeuropei contro lo smantellamento dell’Ue 
Anche se i gruppi euroscettici dovessero aggiudicarsi il 25% dei seggi, la loro influenza effettiva potrebbe essere inferiore a quanto previsto, vista la discordanza di interessi e posizioni ideologiche. D’altra parte, gli scenari che descrivono un catastrofico smantellamento dell’Ue potrebbero altresì spingere i partiti tradizionali filoeuropei a collaborare in maniera più estesa, rendendo le proposte anti-Ue di difficile successo. 

Già durante la scorsa legislatura, l’assenza di una maggioranza assoluta all’interno del Pe ha portato gruppi parlamentari tradizionali come i popolari del Ppe, Socialdemocratici di S&D, Verdi e Liberali di Alde a cooperare in materia legislativa nel 71,5% dei casi (in media). 

Inoltre, i loro membri sono stati molto disciplinati nel concordare con la linea politica generale, definita dai loro gruppi di riferimento (Verdi 94,61%, S&D 91,65%, Alde 88,25%, Ppe 92,50%). Questi dati sono molto rilevanti se si considera che, a seguito del Trattato di Lisbona e della crisi dell’Eurozona, il Pe ha promosso una serie di riforme economiche (come l’Unione bancaria, il 6 pack e non da ultimo il 2 pack) che hanno fortemente rafforzato l’integrazione europea. 

In questa prospettiva, anche se il ruolo dei partiti euroscettici non appare allarmante, esso non va comunque sottovalutato. In definitiva, solo l’ attuazione di politiche comunitarie in grado di favorire una più profonda cooperazione tra Paesi membri, una crescita economica comune e quindi un maggior benessere sociale potrà minare il supporto elettorale concesso ai movimenti anti-Ue. 

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