24 Aprile 2024, mercoledì
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Scontri all’Olimpico, Alfano alla camera: nessuna trattativa Stato-Ultras

“Non c’è stata alcuna trattativa con gli ultras”. Angelino Alfano, ministro dell’Interno, ha escluso così nel corso dell suo intervento alla camera per riferire sulle vicende legate alla finale di Tim cup-Coppa Italia Fiorentina-Napoli,agli scontri tra tifoli e al ferimento grave di Ciro Esposito, colpito lontano dalla Stadio Olimpico dai proiettili sparati da un ultrà della Roma, che lo Stato abbia in qualche modo intavolato un negoziato con gli inferociti supporter napoletani radunati nella Curva Sud sotto la guida di Gennaro De Tommaso, alias “Genny ‘a carogna”. Sulla presunta trattativa, Alfano ha spiegato: “La sequenza dei fatti all’Olimpico, con l’atteggiamento di De Tommaso tracotante con la vergognosa scritta sulla maglietta (inneggiante alla libertà di Speziale, tifoso condannato per la morte dell’ispettore Raciti a margine di un derby Catania-Palermo, ndr) ha fatto nascere il dubbio che la partita si sia svolta dopo l’assenso di De Tommaso. In realtà nessuna trattativa c’è stata, la partita si sarebbe svolta comunque anche per scongiurare rischi da deflusso”. Alfano ha aggiunto che la Polizia ha dovuto placare i tifosi partenopei, convinti che fossero stati elementi appartenenti alle forze dell’ordine a sparare contro Ciro Esposito. “A fatica è stata riportata la calma”, ha detto, “ma non è vero  che il dispositivo di sicurezza abbia avuto lacune con l’impegno di 1486 uomini delle forze dell’ordine, a cui va aggiunto il consistente numero di steward, 920, utilizzati” nel prefiltraggio e nel controllo biglietti. Anzi, secondo il ministro dell’Interno “l’impegno delle forze di polizia è stato elevatissimo e va elogiato senza riserva. Grazie alle persone che in strada e dentro lo stadio hanno onorato la divisa”, ha sottolineato il titolare del Viminale. Che si è detto indignato per i tentativi di strumentalizzazione dei fatti accaduti, la cui gravità non è stata mai e non potrà essere mai minimizzata”. Alfano ha confermato la gravità delle condizioni in cui versa Ciro Esposito: “E’ stato trasferito al Gemelli in prognosi riservata, in terapia intensiva e le condizioni restano delicatissime. E’ stato sottoposto a nuovo intervento chirurgico per sopravvenute complicazioni”. Da pochi minuti, però, i genitori del ragazzo hanno fatto sapere che le condizioni sono in miglioramento e che Ciro ha aperto gli occhi e risposto alle sollecitazioni esterne.
Alfano, sulla presenza di altri personaggi non identificati al fianco del presunto sparatore, Daniele De Santis, ha specificato che sono in corso “approfondimenti che chiariranno se De Santis abbia agito da solo. Altre verifiche serviranno poi a chiarire se, come sembra, siano intervenute terze persone nel posizionamento dell’arma”. Certo è che le “persone con i caschi indicate da un testimone” non hanno preso parte “all’azione violenta”, coma ha spiegato Alfano, che riguardo all’ultrà romanista ha aggiunto: “De Santis risulta da qualche tempo lontano dalla tifoseria attiva e non è inibito da provvedimenti restrittivi, ma sono comunque emersi evidenti elementi di responsabilità per il ferimento dei tre supporter napoletani”.
Intanto, , la Procura di Roma smentisce “che ci sia riscontro alcuno negli atti e allo stato delle indagini in corso circa l’esistenza di una seconda pistola che avrebbe fatto fuoco sabato contri i tifosi napoletani”. “La notizia di una seconda pistola – precisa la Procura di Roma – è destituita di fondamento e rischia di interferire negativamente sulle indagini in corso e sulle delicate determinazioni che dovranno essere assunte in giornata”. Daniele De Santis, il tifoso romanista accusato di aver sparato contro un supporter del Napoli, è stato portato ieri sera nel centro clinico di Regina Coeli. Fino all’altro giorno era ricoverato in ospedale per le ferite riportate.

Il testo dell’intervento del ministro Alfano

Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho immediatamente assicurato la mia piena disponibilità a riferire sui fatti accaduti a Roma sabato 3 maggio, in occasione della finale di Coppa Italia tra le squadre di calcio di Napoli e Fiorentina. L’evento principale che ha preceduto lo svolgimento dell’incontro, e che ha finito per determinare le criticità evidenziatesi nello Stadio Olimpico, è accaduto intorno alle 18,20 in viale Tor di Quinto, allorché un funzionario di polizia, impegnato in un servizio di scorta ad un gruppo di autobus che trasportava tifosi del Napoli, notava la presenza di tre persone ferite e nel darne segnalazione, chiedeva soccorsi. Il predetto funzionario ha anche dovuto sedare, con l’aiuto dei colleghi, la reazione di alcuni supporter partenopei, convinti in un primo momento che del ferimento fosse responsabile altro personale delle Forze dell’ordine. Ripristinata a fatica la calma, le persone ferite venivano trasportate presso due diversi nosocomi cittadini: Ciro Esposito, di trent’anni, il più grave dei tre, veniva sottoposto presso l’ospedale Villa San Pietro ad un lungo intervento chirurgico al torace per ferita d’arma da fuoco. Al termine dell’operazione lo stesso Esposito è stato trasferito presso il Policlinico Gemelli in prognosi riservata e ricoverato al reparto di terapia intensiva; ancora in questo momento restano delicatissime le condizioni del giovane, sottoposto ad un nuovo intervento chirurgico per sopravvenute complicazioni.

  Le forze di polizia, accorse sul luogo degli scontri, ritrovavano nelle immediate adiacenze, e precisamente all’interno di un vivaio, una quarta persona ferita alla testa, identificata per Daniele De Santis, di 48 anni, romano. In quei pressi veniva altresì rinvenuta un’arma, una pistola semiautomatica con matricola abrasa, celata all’interno di un cestino, oltre a 4 bossoli e un proiettile inesploso. Il De Santis, trasportato anch’egli al Gemelli e sottoposto a intervento chirurgico, è noto agli organi di polizia per precedenti penali connessi allo svolgimento di manifestazioni sportive, ma da qualche tempo risulta lontano dalla tifoseria attiva e non è inibito da provvedimenti restrittivi. Nei suoi confronti sono comunque emersi evidenti elementi di responsabilità per il ferimento dei tre supporter napoletani.
Dalla ricostruzione dell’episodio, a cui contribuiscono sia gli elementi testimoniali acquisiti sia le immagini a disposizione delle forze di polizia, che ritraggono alcune fasi dell’evento criminoso, la concatenazione dei fatti sembra sia stata la seguente. Il De Santis avrebbe lanciato all’indirizzo di un autobus che trasportava un gruppo di tifosi del Napoli un fumogeno, inveendo ad alta voce contro gli occupanti in maniera provocatoria e colpendo il veicolo con calci e pugni. A quel punto, numerosi tifosi napoletani presenti sulla scena si indirizzavano minacciosi verso il De Santis, che tentava la fuga, ripiegando verso una stradina laterale da cui era giunto e nei cui paraggi si trova il circolo ricreativo presso il quale lavora.
È stato dichiarato da uno dei testimoni che il De Santis, nel darsi alla fuga, sia caduto a terra, rischiando di essere così raggiunto dai suoi inseguitori. Temendo il peggio, avrebbe sparato alcuni colpi di pistola verso i tifosi che lo rincorrevano. Il video, che non riprende la persona che ha sparato, riproduce tuttavia distintamente il rumore di 4 colpi esplosi in rapida successione. Il De Santis, al termine del suo tentativo di fuga, veniva raggiunto dai tifosi napoletani, che lo percuotevano violentemente, procurandogli diverse fratture. Solo il sopraggiungere delle forze dell’ordine ha impedito che l’uomo potesse riportare conseguenze ancora più gravi.
Un testimone, che ha segnalato la presenza di tre persone che indossavano caschi da motociclista, ha escluso la loro partecipazione all’azione violenta. Tuttavia, gli approfondimenti che si stanno svolgendo chiariranno se effettivamente il De Santis abbia agito da solo o in concorso con altri e in quale fase dell’azione.
Mentre riferisco a quest’Aula sono in corso ulteriori rilievi a carico del De Santis riguardanti l’uso dell’arma da fuoco, a seguito del risultato, non completamente dirimente, della prova stub. A questo riguardo, si sta valutando anche l’incidenza sull’esito di tale prova della probabile fabbricazione artigianale dei proiettili. Altre verifiche serviranno poi a chiarire se, come sembra, siano intervenute terze persone nel posizionamento dell’arma.
Desidero sottolineare che la scelta di Tor di Quinto come zona di confluenza dei tifosi napoletani appare razionale sotto il profilo della sicurezza. L’area, infatti, utilizzata peraltro già in precedenti occasioni per le stesse finalità, è quella più vicina al settore, la curva nord, riservato alla tifoseria partenopea ed è stata preferita proprio per questo preciso motivo, dovendo i tifosi percorrere un tragitto più breve per raggiungere lo stadio Olimpico. Inoltre, non corrisponde al vero la circostanza secondo cui le frange più accese della tifoseria romanista siano solite gravitare nelle vicinanze di Tor di Quinto.
Come pure è infondato il rilievo che il dispositivo di sicurezza, a cui sono state dedicate svariate riunioni preliminari che hanno visto la partecipazione dei vertici delle due società, abbia fatto registrare lacune. Basti pensare che sono stati impiegati complessivamente 1.486 uomini delle forze dell’ordine, a cui va aggiunto il consistente numero di steward, cioè 920, utilizzati nei servizi di prefiltraggio e nel controllo dei biglietti. Inoltre, la risonanza mediatica dei fatti ha finito con il coprire l’indubbia efficacia del dispositivo che, oltre a contenere gli effetti di episodici tafferugli, ha portato all’adozione immediata di provvedimenti di Daspo a carico di tre persone, responsabili di arrecare grave pregiudizio all’ordine pubblico.
L’impegno delle forze di polizia è stato rilevantissimo e va elogiato senza alcuna riserva. Sento doveroso ringraziare tutti e specialmente quelli che, nel corso delle attività di servizio, hanno riportato ferite, fortunatamente non gravi. Grazie a tutti quelli che, in strada e dentro lo stadio, hanno lavorato onorando la divisa che, a sua volta, rappresenta il nostro Paese (Applausi) !
Nelle ore immediatamente successive allo scontro, avvenuto nella zona di Tor di Quinto, le notizie circa quanto era accaduto sono cominciate a filtrare in maniera incontrollata all’interno della tifoseria napoletana presente allo stadio. Nel passaparola si erano diffuse le più disparate voci, tra le quali anche quella del decesso di un tifoso. Il segno evidente di un clima divenuto pesante era l’ostentato atteggiamento della curva napoletana, che si asteneva da ogni forma di incitamento nell’attesa che l’evento sportivo avesse inizio. Le autorità di polizia non hanno rilevato controindicazioni sul fatto che il capitano della squadra del Napoli, su richiesta della dirigenza della società sportiva, potesse avvicinarsi ai tifosi presenti nella curva, al solo scopo di rassicurare sulle condizioni di salute dei tre tifosi coinvolti nell’incidente e di riferire che gli stessi fatti non erano riconducibili a scontri tra opposte tifoserie. Il giocatore del Napoli è stato nella circostanza accompagnato da dirigenti del suo club e da funzionari di polizia, la cui presenza era motivata da esclusive ragioni di tutela dell’incolumità dello stesso calciatore.
La comunicazione è avvenuta tra il giocatore è ed un capo tifoso, tal Gennaro De Tommaso, destinatario nel 2008 di un Daspo, revocato poi nel 2011. Lo stesso De Tommaso, in relazione al comportamento tenuto in occasione della finale di Coppa Italia, è stato nuovamente sottoposto a Daspo, con divieto di accedere per cinque anni agli stadi ed a tutti gli impianti sportivi del territorio nazionale e di circolare nelle loro immediate adiacenze. È stato altresì deferito all’autorità giudiziaria per gli addebiti contestatigli nella stessa circostanza, quali in particolare l’incitamento alla violenza, in relazione alla scritta inneggiante alla liberazione del noto Speziale, condannato in via definitiva per l’omicidio dell’ispettore della polizia di Stato, Filippo Raciti, a cui va il nostro grato ricordo, e alla sua famiglia va la nostra sincera gratitudine (Applausi).
La sequenza dei fatti accaduti all’interno dell’Olimpico, che ha visto il De Tommaso assumere un atteggiamento tracotante, simboleggiato dalla vergognosa scritta sulla sua maglietta, e la situazione di incertezza che ne è derivata hanno fatto nascere il dubbio che l’evento calcistico fosse stato disputato a seguito Pag. 92di un presunto assenso di quel capo tifoso. In realtà, come ho avuto modo io stesso di spiegare e come è stato il giorno seguente affermato in modo inequivocabile dal prefetto di Roma, non vi è stata alcuna trattativa, come peraltro conferma il contenuto della relazione degli organi federali presenti in campo.
L’incontro di calcio si sarebbe svolto comunque, anche in considerazione dell’esigenza di scongiurare, in caso di rinvio, i gravissimi rischi connessi al deflusso degli spettatori. Molti ricorderanno come venne aspramente criticato il sistema di sicurezza quando il 21 marzo 2004, nella stessa cornice dell’Olimpico, il derby tra le due squadre capitoline venne sospeso e rinviato per le pressioni che in questo senso provenivano da un gruppo di ultrà romanisti.
Tornando ai fatti di sabato, la comunicazione del capitano del Napoli ha avuto il solo scopo di stemperare la tensione ed ha corrisposto ad una scelta di gestione dell’ordine pubblico, che non può considerarsi una forma di cedimento alle frange più oltranziste del tifo. Né possono avvalorarsi interpretazioni contrarie, accreditando oltremisura il significato di comportamenti e gesti tutti interni alle dinamiche del tifo organizzato. Sta di fatto che l’incontro di calcio si è concluso pacificamente, senza incidenti di nessun tipo e con la regolare uscita dei tifosi dallo stadio. E in questo contesto, mi sento di ringraziare le tifoserie di Napoli e Fiorentina, che hanno dimostrato ancora una volta di essere, nella loro stragrande maggioranza, tifoserie civili, che amano il calcio e che hanno passione per questo grande sport nazionale.
Sono addolorato che un evento sportivo di tale richiamo, seguito dai medianazionali e internazionali, sia stato contrassegnato da episodi che avviliscono i sani valori dello sport e sporcano gravemente l’immagine del calcio italiano. Il culmine dell’inciviltà è stato toccato quando il Canto degli italiani, l’inno di Mameli, è stato oggetto di una salva di fischi, sembrando incrinare quei sentimenti di appartenenza e di fierezza, che non vorremmo mai vedere messi in discussione, tanto meno in occasione di un evento sportivo.
Sono anche indignato per i tentativi di strumentalizzazione dei fatti accaduti, la cui gravità non è stata mai e mai potrà essere minimizzata, e che non è possibile sottovalutare. Al contrario, nella giornata seguente, ho anticipato l’intenzione di affinare gli strumenti di contrasto alla violenza sportiva, Pag. 93ampliando la platea dei possibili destinatari dei provvedimenti inibitori ed inasprendone nei casi più gravi la durata. La misura da approntare, anzi le misure da approntare, andranno naturalmente studiate con cura e non ubbidiranno all’emotività del momento.

Sono infatti provvedimenti a cui pensiamo da tempo e frutto di una riflessione avviata fin dal dicembre scorso tra il Ministero dell’interno e gli organismi sportivi, con la costituzione di una apposita task force, che ha già rassegnato un ampio documento, diffuso pubblicamente, sulle misure più idonee per incrementare sicurezza e partecipazione. 
  Mi auguro che a questo processo, che intende portare serenità al movimento calcistico italiano e consentire alle migliaia di appassionati di seguire la propria squadra senza preoccupazioni ed angosce, diano tutto il loro positivo apporto anche le società sportive, recidendo, come autorevolmente auspicato dal Capo dello Stato, i pericolosi intrecci con gli ambienti più violenti del tifo e spogliandoli così da ogni arma di pressione e di ricatto. 
  Dobbiamo restituire i nostri stadi ai nostri bambini, ai nostri ragazzi e alle famiglie italiane e faremo di tutto per riuscirvi. Grazie dell’ascolto

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