25 Aprile 2024, giovedì
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South Stream, avanti tutta!

Mentre si acuiscono le tensioni nelle regioni orientali dell’Ucraina e si continuano a registrare movimenti di truppe e blindati russi al confine tra i due paesi, Vladimir Putin ha reso nota la posizione del Cremlino sul futuro delle forniture di gas naturale. 

In una lettera indirizzata ai leader dei paesi europei, il presidente russo ha puntato il dito contro l’Ucraina per le sue inadempienze nella partita degli approvvigionamenti di gas, che, a suo dire, mettono a repentaglio la stessa sicurezza energetica europea.

Il rischio – a questo punto estremamente concreto – è che si possa ripetere quanto accaduto nel 2009, quando di fronte ad appropriazioni di gas in transito verso l’Europa da parte di Kiev, il Cremlino decise di ridurre le esportazioni destinate ai mercati europei.

Putin ha fornito ai leader europei dettagli tecnici per garantire il flusso ininterrotto di gas all’Europa per il prossimo inverno, invitandoli a cooperare per la stabilizzazione dell’economia ucraina attraverso consultazioni immediate. 

Nel medio periodo, tuttavia, l’unica soluzione credibile per mettersi al riparo dalle conseguenze di una prolungata disputa tra Russia e Ucraina è l’accelerazione sulla realizzazione del gasdotto South Stream. A meno che le relazioni con Mosca non si deteriorino a causa di un’escalation militare in Ucraina, il gasdotto del Mar Nero appare la migliore – se non l’unica – delle opzioni sul tavolo.

In debito con Gazprom
Secondo i dati presentati dal presidente russo, tra agosto 2013 e marzo 2014 il governo ucraino ha accumulato con Gazprom un debito di circa due miliardi di dollari per le forniture di gas. Affondando il colpo, Putin ha avvertito i leader europei che in caso di mancato pagamento dei debiti da parte di Kiev, Gazprom esigerà dall’Ucraina, in base alle clausole contrattuali esistenti, il pagamento anticipato delle forniture mensili. Ha inoltre avvertito che, in caso di ulteriori inadempienze, Gazprom si troverà costretta a sospendere – completamente o in parte- le forniture di gas all’Ucraina. 

Per evitare possibili interruzioni alle forniture per l’Europa durante il prossimo inverno, il Cremlino sostiene che sia necessario pompare 11,5 miliardi di metri cubi di gas nei depositi ucraini entro l’autunno, per un valore di circa 5 miliardi di dollari sulla base dei prezzi (non più scontati) in vigore dal primo aprile. 

Date le drammatiche condizioni di bilancio in cui naviga il governo ucraino è difficile poter pensare che Kiev possa sostenere da sola un simile sforzo finanziario, e per questo Putin ha invitato i partner europei ad un impegno congiunto per far fronte alla situazione.

Il gemello del Nord Stream è più lento
Grazie anche alla lungimiranza italiana, all’indomani della prima crisi del gas – nell’ormai lontano 2006 – veniva lanciata l’idea di South Stream, un gasdotto ideato per aggirare il territorio ucraino e consentire agli approvvigionamenti russi di raggiungere direttamente i mercati europei evitando paesi di transito. 

Tuttavia, mentre il suo gemello settentrionale Nord Stream ha visto rapidamente la luce e oggi contribuisce a rafforzare la sicurezza energetica tedesca di fronte alle vicende ucraine, il completamento di South Stream è stato rallentato (oltre che da altissimi costi di realizzazione), da forti perplessità dell’opinione pubblica europea sullo scopo del gasdotto. 

L’iniziativa di Gazprom, infatti, è vista come un modo per rafforzare il controllo russo sui mercati dell’Europa orientale altamente dipendenti dal gas di Mosca, e non come un tentativo di diversificazione delle vie di transito. 

Oggi, il gasdotto ideato da Gazprom ed Eni – alle quali si sono aggiunte in corsa la tedesca Wintershall e la francese Edf – rappresenta l’unica reale soluzione per assicurare che le quarantennali relazioni energetiche tra Europa e Russia non vengano minacciate dalla condotta di paesi terzi. Il gasdotto, inoltre, collegando direttamente produttore e consumatori, produrrebbe una responsabilizzazione delle relazioni tra le parti, impedendo a Mosca di invocare responsabilità esterne di fronte ad eventuali sospensioni delle forniture.

Sicurezza energetica europea
Mentre la Russia è intenzionata ad accelerare i tempi per la realizzazione del progetto, i messaggi che arrivano da Bruxelles non sono rassicuranti. Il mese scorso il Commissario europeo per l’energia Oettinger aveva annunciato la sospensione dei negoziati sul futuro della pipeline a causa del protrarsi della crisi ucraina. 

All’indomani della lettera di Putin, la sua portavoce ha confermato la freddezza della Commissione nei confronti del gasdotto guidato da Gazprom. Sebbene sia necessario che South Stream si conformi alla legislazione antitrust europea, l’approccio di Bruxelles nei confronti del partner russo continua a essere diffidente, nonostante la forte interdipendenza energetica e la storica affidabilità di Gazprom nelle relazioni con i propri partner europei.

A patto che le relazioni con Mosca non si deteriorino a causa di un’escalation militare che porti al coinvolgimento diretto di paesi europei (e/o della Nato) in Ucraina, South Stream rappresenta chiaramente un’opportunità per rafforzare la sicurezza energetica europea. 

Il messaggio di Putin si chiude con un invito a una maggiore cooperazione tra Europa e Russia sul dossier ucraino, e un’accelerazione su South Stream può rappresentare il punto di partenza sul quale riprendere la collaborazione bilaterale e intavolare un negoziato neutrale (privo di riflessi energetici) sul futuro dell’Ucraina. 

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