28 Marzo 2024, giovedì
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Può chiedere il risarcimento chi ha subito un danno per internet ?

Chi ha subìto un danno alla persona via internet (per esempio una diffamazione) può rivolgersi direttamente ai giudici del proprio Stato di residenza per chiedere la soddisfazione integrale del danno. In alternativa può chiamare in causa, ma solo pro quota, i giudici di ciascuno degli Stati dell’Unione europea nei quali sono stati diffusi i contenuti contestati. Lo chiarisce la Corte di giustizia europea nelle sentenze a proposito delle cause C.509/09 e C-161/10 mettendo a punto quanto aveva già in precedenza stabilito per il solo caso della diffamazione su organi di stampa.

Diversi i profili delle due controversie approdate alla Corte. Nella prima è in questione il diritto di una società austriaca, la eDate Advertising, che gestisce un portale internet accessibile all’indirizzo www.rainbow.at, a pubblicare le notizie relative alla vicenda giudiziaria di due cittadini tedeschi condannati per un gravissimo reato.

Nel secondo caso si tratta invece di un classico gossip: un testo redatto in inglese e intitolato <Kylie Minogue è di nuovo con Olivier Martinez> è apparso sul sito internet del quotidiano britannico Sunday Mirror, insieme a dettagli relativi all’incontro tra la cantante australiana e l’attore francese. Quest’ultimo e suo padre, Robert Martinez, lamentano violazioni della loro vita privata e del diritto all’immagine di Olivier Martinez e, in Francia, hanno agito in giudizio contro la società britannica Mgn, editrice del Sunday Mirror.

La Corte, nell’affrontare la problematica, ha innanzitutto precisato che la pubblicazione di contenuti su internet si distingue dalla diffusione, circoscritta territorialmente , di un testo a stampa: contenuti online possono essere consultati istantaneamente da un numero indefinito di persone, ovunque nel mondo. Pertanto la diffusione universale, da una parte, può aumentare la gravità delle violazioni dei diritti della personalità e, dall’altra, rende estremamente difficile individuare i luoghi di concretizzazione del danno che può derivare da queste violazioni.

A differenza poi di quanto avviene a mezzo stampa, dove è stata affermata la competenza in linea di massima dello Stato del luogo dove ha sede l’editore, i giudici europei ritengono che l’impatto sui diritti alla personalità (come quello alla reputazione) di un’informazione messa in rete può essere meglio valutato dal giudice del luogo dove la vittima ha il proprio centro di interessi. Località che coincide di regola con quella della residenza abituale della persona fisica o con quello della sede statutaria per le persone giuridiche. Nei confronti di questo giudice è possibile la richiesta di risarcimento integrale.

Resta poi sempre possibile chiedere l’intervento, per un indennizzo integrale, dell’autorità giudiziaria dello Stato dove ha sede il soggetto che ha diffuso i contenuti contestati, come pure agire, ma solo per una parte del danno, in ognuno degli Stati dell’Unione nei quali è stato veicolato il messaggio dannoso.

Infine, nell’interpretare la direttiva sul commercio elettronico, la Corte ha stabilito che il prestatore di un servizio del commercio elettronico non può essere soggetto nello Stato membro ospitante a prescrizioni più rigorose di quelle previste dal diritto dello Stato membro in cui il prestatore è stabilito.

A cura del Prof. Giuseppe Catapano

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