19 Aprile 2024, venerdì
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Alla canna del gas?

Le tensioni tra Russia e Ucraina fanno riemergere nel dibattito europeo e nazionale la questione della sicurezza degli approvvigionamenti energetici russi verso il vecchio continente.

Sebbene il rischio che Mosca decida di usare deliberatamente l’arma energetica, sospendendo le forniture di gas all’Ucraina o irrigidendo la propria posizione sulla questione dei debiti del governo ucraino sui pagamenti delle forniture di gas, sia concreto, l’impatto sull’Italia potrebbe essere meno drammatico del previsto. Almeno nel medio periodo.

Infatti, il mercato europeo del gas è attualmente caratterizzato da un eccesso di offerta, causata dal crollo dei consumi – risultato dell’attuale congiuntura economica e di una stagione invernale particolarmente mite. Anche in vista dell’avvicinarsi della bella stagione, la disponibilità di volumi sul mercato permetterebbe di attutire eventuali ritorsioni da parte del Cremlino.

Gazprom e il legame con Mosca
La possibilità che Mosca decida si sospendere le esportazioni di gas verso l’Ucraina è tutt’altro che remota, come dimostrato dall’esperienza del decennio passato.

Di fronte a una sospensione delle forniture, Kiev – che dipende per oltre il 50% dei propri consumi dalle forniture di Gazprom – potrebbe tentare di sottrarre parte dei volumi di gas destinati all’Europa, per utilizzarli sul mercato interno. Inoltre – conseguenza ben più grave – questo potrebbe indurre il Cremlino a ridurre anche le esportazioni destinate ai mercati europei, come accaduto durante la crisi energetica del 2009.

Non è poi da sottovalutare la possibilità che – a causa di un’escalation della violenza militare nel paese – alcune delle infrastrutture destinate al trasporto del gas vengano attaccate, determinando la sospensione forzata delle forniture attraverso il territorio ucraino.

Attraverso l’Ucraina transita infatti circa il 60% delle esportazioni di gas russo destinato all’Unione europea, pari al 20% dei consumi totali europei. Proprio nel 2013, anche a causa dell’apertura di Mosca alla rinegoziazione dei contratti, le forniture russe verso l’Europa hanno toccato il picco di 135 miliardi di metri cubi, facendo registrare una crescita del 16% rispetto all’anno precedente.

L’Italia, insieme alla Germania, è tra i grandi clienti di Gazprom, il cui gas contribuisce a soddisfare il 43% dei consumi interni ed è un elemento fondamentale per la capacità di generazione di energia elettrica nazionale.

Alternativa algerina
La situazione appare meno drammatica del previsto non solo per l’inverno mite che ci lasciamo alle spalle andando verso la primavera, ma anche perché la crisi economica che affligge l’Italia e l’Europa ha determinato una sostanziale riduzione dei consumi.

Nel 2013 i consumi italiani sono scesi a 70 Bcm – minimo storico dal 2002 – facendo registrare una contrazione del 7% rispetto all’anno precedente. Le importazioni si sono fermate a 62 Bcm, a fronte di una capacità totale di importazione e stoccaggio che si aggira attorno ai 110 Bcm.

Nel 2013, ad esempio, per divergenze con la compagnia algerina Sonatrach sul prezzo del gas, l’Italia ha ridotto significativamente (-40%) le proprie importazioni dal suo storico partner nordafricano. In caso di esigenza – magari pagando un premio sui prezzi data la situazione d’emergenza – le forniture dall’Algeria potrebbero essere incrementate per far fronte all’eventuale sospensioni dei flussi da parte di Gazprom.

Anche gli stessi terminal di liquefazione di gas di Panigaglia e Porto Viro, che hanno lavorato a ritmo ridotto durante il 2013 facendo registrare picchi negativi delle importazioni pari – rispettivamente – al 96 e al 13% rispetto al 2012, potrebbero contribuire a soddisfare la domanda.

Tap e diversificazione approvvigionamenti
L’ennesima crisi tra Mosca e Kiev non può che far riflettere i decisori politici sull’importanza di azioni decise verso il rafforzamento della diversificazione energetica.

L’Italia, negli anni, ha portato avanti un’ottima politica di diversificazione degli approvvigionamenti nel settore del gas naturale. L’ultimo importante successo è stata la decisione del consorzio Shah Deniz II di trasportare il gas dell’Azerbaijan in Italia attraverso il gasdotto Trans Adriatic Pipeline.

Purtroppo però, questa scelta di grande valenza strategica per il nostro paese – il gasdotto porterà ulteriori 10 Bcm sul mercato italiano, pari al 15% degli attuali consumi nazionali – è oggi messa a rischio dalla posizione del Comitato tecnico della Regione Puglia che ha espresso il proprio parere negativo sulla realizzazione del progetto.

Spesso, investimenti energetici di natura strategica per il nostro paese vengono messi rallentati o talvolta bloccati da lungaggini burocratiche o da vuoti di potere politico-amministrativi (si veda il caso del rigassificatore di British Gas a Brindisi).

L’attuale situazione in Ucraina, così come in passato le tensioni in Libia, ci devono necessariamente ricordare che un paese dipendente dalle importazioni come il nostro non può permettersi di perdere asset strategici per la propria sicurezza energetica, trovandosi di volta in volta minacciato da eventi geopolitici totalmente al di fuori del controllo nazionale.

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