18 Aprile 2024, giovedì
HomeNewsMinistero Agricoltura, sistema informatico Sian costa 780mln€ ma non funziona…

Ministero Agricoltura, sistema informatico Sian costa 780mln€ ma non funziona…

Gestire e assegnare i fondi per l’agricoltura a chi ha un terreno da coltivare. Fondi che valgono, con i contributi europei, un giro di denaro da 7 miliardi l’anno. Il tutto affidato al Sian, sistema informatico che costa 780 milioni di euro e che da 20 anni è usato dal ministero dell’Agricoltura. Un sistema informatico costoso, ma mal funzionante, che assegna fondi anche a chi non dovrebbe riceverne. E così il Sian è finito nel mirino della Procura di Roma e sarà la prima grana da affrontare per il neo ministro Maurizio Martina.

“Dal 2010 ad oggi sono stati prodotti almeno una decina di dossier, tra relazioni di collaudo, audit interni, perizie legali che dimostrano come il Sian sia un costosissimo colabrodo, un sistema che ha drenato fino ad oggi dalle casse dello Stato la bellezza di 780 milioni di euro”.
Nonostante il sistema informatico non abbia svolto il suo lavoro, è stato rifinanziato, scrive Repubblica:
“Poche settimane fa, nel pieno del marasma del caso De Girolamo, quel contratto è stato ulteriormente ingrassato, aumentandone la provvigione di altri 90 milioni di euro per il triennio 2014-2016. E il Sian si è rivelato, ancora una volta, per quello che è: una torta che scatena appetiti, e la prima grana che piomba come un macigno sulla scrivania del neo ministro renziano Maurizio Martina”.
Davanti alla relazione di collaudo, certificata dallo studio dell’ingegner Giuseppe Felice, il pm di Roma Alberto Pioletti ha deciso di verificare la situazione:
“di cose che non tornano ce ne sono parecchie. Le superfici dei terreni, ad esempio. Quelle inserite via internet nel sistema dagli agricoltori in molti casi sarebbero diverse da quelle reali. C’è un fienile nel comune di Mistretta di 900 metri quadrati per cui sono stati erogati fondi come se fosse di 2000. Ci sono pratiche per cui il software si accorge di “scostamenti tra le superfici richieste e quelle effettive del 100 per cento”, eppure i soldi partono lo stesso, in automatico. Ci sono società agricole che accumulano penalità di 200 mila euro e ottengono comunque il denaro e ci sono finestre del software in cui un soggetto compare prima come intestatario di 2 fabbricati agricoli, poi all’improvviso di 23. Alla stessa data”.
E così l’inchiesta prosegue:
“i risultati di questa maxi inchiesta sono ancora coperti da segreto, ma secondo indiscrezioni ci sarebbero milioni di euro pagati a chi non ha nemmeno un fazzoletto di terra coltivato, a prestanomi di clan mafiosi, a chi ha un garage e lo spaccia per fattoria. E spunta un finanziamento da 50 milioni finito nel nulla”.
Foschini e Tonacci spigano poi che quando Repubblica chiese chiarimenti all’allora ministro Nunzia De Girolamo, non ottenne molte spiegazioni. D’altronde la Sian è al ministero dal 20 anni e gestita sempre dalle stesse persone:
“Perché da vent’anni a gestirlo sono sempre gli stessi imprenditori privati. Cambiano i governi, ma loro no. Dal 2007 il sistema è in mano alla Sin, spa partecipata per il 51 per cento da Agea (società del ministero), per il 49 per cento da un raggruppamento temporaneo di imprese Rti: Almaviva è mandataria con il 20,02%, poi ci sono Auselda1, Sofiter2, Telespazio, Cooprogetti, Ibm, Agriconsulting, Agrifuturo. Sono loro, quell’anno, ad aggiudicarsi il super appalto da 1,1 miliardi di euro per gestire il Sian fino al 2016, ed erano loro che avevano fornito ad Agea lo stesso servizio dal 2001 al 2007, riuniti in consorzio sotto il nome “Agrisian”.
Ernesto Carbone, ex presidente e amministratore delegato di Sin, scrive nell’esposto alla Procura:
“Ed erano loro anche prima. I fornitori di Agea sono stati sempre gli stessi, sebbene in compagnie societarie diverse nella forma, ma immutate nella sostanza”.
Ed è proprio Carbone che con l’esposto ha dato il via all’inchiesta di Pioletti:
“Nei pochi mesi in cui è stato amministratore di Sin (da fine aprile 2012 a marzo 2013) ha disposto una consulenza legale su un altro nodo di questa storia, la traformazione da srl in spa della Sin decisa nell’agosto del 2011. Scrive l’avvocato Francesco Carluccio nella relazione finale, anche questa depositata in procura:
“Fino a quella data si evidenziava una rigorosa e costante verifica del rispetto degli impegni da parte del Rti fornitore. La conseguenza della trasformazione in spa è stato una sorta di favore nei confronti dei soci privati… la Sin sembra aver impegnato i suoi maggiori sforzi quasi unicamente per aumentare i compesi e i rimborsi agli amministratori”. In altre parole, “peggioramento nella gestione della società” e “aumento ingiustificato dei costi”.
Intanto il commissario straordinario di Agea il generale della Finanza, Giovanni Mainolfi, durante il governo Letta ha deciso di rinnovare al rialzo il contratto con i soci privati, aumentando di 30 milioni l’anno la provvigione. Ed è sempre Mainolfi che nomina Antonio Tozzi alla direzione generale della Sin:
“Trentacinquenne commercialista di Benevento, su facebook i suoi amici lo definiscono “re della movida locale”, ex fidanzato di Nunzia De Girolamo, di cui è stato portavoce e capo segreteria. Non esattamente un esperto di agricoltura. “Non ho competenze specifiche. Ma per partecipare non erano richiesti requisiti particolari. E’ sufficiente una laurea, poi io sono stato commissario liquidatore e amministratore di alcune aziende. Sì è vero, conosco bene Nunzia, sono un amico di famiglia, ma l’incarico non l’ho avuto direttamente da lei”. Il dottor Tozzi guadagna 175 mila euro lordi all’anno”.
E un nuovo consulente è stato nominato, scrive Repubblica:
“E nonostante la Sin abbia un’area della Direzione Audit e Comunicazione dedicata all’organizzazione della società, con un direttore che percepisce 163mila euro l’anno, e nonostante abbia anche una direzione amministrativa per le questioni finanziarie, con un altro direttore che di euro ne prende 123mila, il primo febbraio è stato stipulato un contratto di consulenza da 43.084 euro con Antonio D’Angelo, il quale dovrà “affiancare il direttore generale nella supervisione degli aspetti amministrativi, organizzativi, finanziari, procedurali della società… che abbia caratteristiche di terzietà che ovviamente non è possibile riscontrare nell’ambito di Sin”.
Intanto in due anni la Sin ha visto cambiare 4 presidenti e 5 amministratori delegati:
“C’è fortissima preoccupazione per il mantenimento sia del livello occupazionale sia della professionalità dei lavoratori di Sin – dichiara la Rsa Cgil in una nota – confidiamo nel nuovo Ministro De Martina perché il cosiddetto “Collegato Agricoltura”, pur in linea con l’obiettivo di riorganizzazione degli enti vigilati del suo dicastero, tuteli i nostri posti di lavoro insieme con le competenze”. Se il nuovo ministro cercava un punto da cui partire per svolgere il suo mandato, lo ha trovato”.

Sponsorizzato

Ultime Notizie

Commenti recenti