25 Aprile 2024, giovedì
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Francesco Schettino al Giglio che non lo vuole. Sindaco: “Io non sarei tornato”

L’Isola del Giglio non vuole Francesco Schettino. L’ex comandante della Costa Concordia è tornato lì per un sopralluogo legato alla sua difesa, che si basa su presunti guasti e negligenze della compagnia armatrice. Ma il clamore suscitato dal suo arrivo, con foto e presunte lacrime del suddetto, paiono creati ad arte.

E’ lui stesso a smentire la commozione, consapevole, scrive l’inviato di via Solferino, che “il troppo stroppia”:
“Non è vero che ho pianto. Chi mette in giro queste notizie mi vuole far passare per un debole, come è stato in questi due anni. Ma io non sono fatto così. Sto cercando di dimostrare che sono un galantuomo, non uno smidollato”.
La presenza di Schettino sull’Isola non piace nemmeno al sindaco, Sergio Ortelli:
“Io non l’avrei fatto. Non sarei tornato. Capisco lo stato di necessità, capisco anche la voglia dei miei concittadini di stare fuori da questo evento. Mi sento in continuazione con le famiglie delle vittime, piuttosto. Con loro quest’isola avrà sempre un legame vero”.
La visita dell’ex comandante ai luoghi del naufragio del 2012 di cui fu, secondo la pubblica accusa, il principale responsabile, pare più che altro “una questione di immagine”, scrive sempre Imarisio, inviato proprio al Giglio.
“La visita alla nave non è fondamentale dal punto di vista giudiziario e Schettino non avrà facoltà di parola. «Ma forse potrò dare indicazioni ai miei tecnici in modo che si verifichi il funzionamento di alcuni supporti che quella notte rimasero muti». Il suo arrivo da semplice passeggero sull’isola dove è cambiata la sua vita e dove l’hanno persa 32 persone, sembra invece funzionale ad un cambio di strategia. Con i suoi nuovi avvocati, l’ex comandante ha imboccato la via mediatica al processo, ha scelto di farlo diventare una specie di format, che necessità però dell’evento. «Ho sempre mostrato rispetto per tutti, dai giudici a Costa Crociere. Ma al tempo stesso sento ogni giorno più forte la necessità di far sentire la mia voce, senza attaccare nessuno. Non c’è nulla di male in questo, credo di averne diritto».
Di fronte all‘indifferenza e alla freddezza dei gigliesi nei suoi confronti, Schettino sembra chiedere compassione. E continua a difendersi, quasi fosse diventato lui la vittima.
“Capisco certe reazioni di freddezza. Ma io non sono scappato. E’ stato come un incidente stradale, capisce? Non è che ti metti in mezzo, stai sul marciapiede e magari telefoni ai soccorritori. Ecco, io coordinavo i lavori di recupero dal molo”.
Schettino al Giglio è confinato in una villa sulla collina presa in affitto all’ultimo momento, sorvegliato dai propri avvocati che filtrano i giornalisti e le dichiarazioni. Parole, silenzi, azioni e omissioni, scrive Imarisio, sono
“funzionali all’esito del processo, non ad una necessità dell’anima. C’è molto calcolo in questo tornare a bordo due anni dopo. «Pensate quel che volete. Ma io comunque sono qui e ci sto mettendo la faccia. Quella notte chiamai un tenente della Guardia costiera di Porto Santo Stefano, insieme a un’altra persona ho dato una mano a disincastrare una scialuppa. Ma nessuno di questi due soccorritori è stato sentito come teste al processo. Deve essere fatta giustizia vera, senza creare alcun capro espiatorio».

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