25 Aprile 2024, giovedì
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Eutanasia, ecco quali sono i Paesi europei in cui la «dolce morte» è legale

Il percorso dell’eutanasia, accidentato e contestato, ha attraversato in questi anni l’Europa e l’ha spaccata in due tracciando una linea tra Paesi che ne hanno riconosciuto la validità e Paesi che hanno continuato a bandirla come omicidio. È stata l’Olanda, il primo aprile del 2002, a legalizzare – primo Paese al mondo – l’eutanasia diretta, seguita a pochi mesi di distanza proprio dal Belgio che, nel settembre dello stesso anno, autorizzò dopo un acceso dibattito il suicidio assistito e che ha appena esteso la legge anche ai minori. In dieci anni migliaia di malati terminali sono ricorsi all’aiuto di farmaci e medici per porre fine a quelle che la legislazione ha definito «sofferenze insopportabili e interminabili». Da allora, secondo dati della Società reale di medicina olandese, circa 4.000 persone l’anno sono state aiutate a morire: in particolare malati terminali di tumore, ma anche pazienti colpiti dalla malattia di Alzheimer in stadio avanzato.

Nel vicino Lussemburgo, nel marzo del 2009 è stata legalizzata l’eutanasia che vale tuttavia solo per adulti e pazienti in condizioni di salute considerate «senza via d’uscita». Vi sono poi Paesi come la Svizzera che prevede sia l’eutanasia attiva indiretta (assunzione di sostanze i cui effetti secondari possono ridurre la durata della vita), sia quella passiva (interruzioni dei dispositivi di cura e di mantenimento in vita), sia il suicidio assistito; o come la Francia, che ha introdotto con la legge Leonetti del 2005 il concetto di diritto al «lasciar morire», che favorisce le cure palliative.

E ancora la Gran Bretagna, dove l’interruzione delle cure a certe condizioni è autorizzata dal 2002 e si è introdotto anche il concetto dell’aiuto al suicidio «per compassione», che dal 2010 è sanzionato in modo meno duro che in passato. La Svezia ha legalizzato l’eutanasia passiva nel 2010, tollerata anche in Germania e in Austria su richiesta del paziente.

In altri Paesi, come Danimarca, Norvegia, Ungheria, Spagna e Repubblica Ceca ciascun malato può rifiutare le cure o comunque l’accanimento terapeutico, mentre in Portogallo sono condannate eutanasia passiva e attiva ma è consentito a un comitato etico di interrompere le cure in «casi disperati». La «buona morte» è infine ancora vietata e considerata un reato in Italia.

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