10 Dicembre 2024, martedì
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Commercianti e artigiani in piazza a Roma. “Basta tasse e burocrazia”

Gli artigiani e i commercianti italiani scendono in piazza. Dopo la “marcia dei 40mila” piccoli imprenditori di Confindustria, la settimana scorsa, martedì 18 febbraio a Roma è il giorno della “marcia dei 60mila” artigiani e commercianti di Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani.
A mezzogiorno, puntuali, si sono ritrovati in Piazza del Popolo, nel centro di Roma, e ben più numerosi delle aspettative: 60mila, secondo le stime delle associazioni.
Sono arrivati nella capitale con 400 pullman, 7.000 posti in treno e 2.000 in aereo ”per chiedere con forza una svolta concreta nella politica economica del Paese”.
Una manifestazione pacifica contro la crisi e le tasse, resa possibile dalla riunione al Cinema Capranica, a due passi da Montecitorio, nel lontano 30 ottobre del 2006. Allora le associazioni protestavano contro la politica fiscale di Romano Prodi e Vincenzo Visco. Da quella protesta nacque Rete Imprese Italia, una sorta di alleanza del ceto medio produttivo italiano.
I manifestanti sfilano sotto lo slogan “Senza l’impresa non c’è Italia. Riprendiamoci il futuro”.
La protesta erra stata organizzata durante il governo Letta, ma le richieste non cambiano anche se il premier è un altro, come sottolinea all’Eco di Bergamo il presidente dell’Associazione artigiani Angelo Carrara:
“La sburocratizzazione del Paese; poi bisogna dare un taglio netto a sprechi e sperperi che assorbono tante risorse e cancellare il finanziamento dei partiti; e quindi – ma è ovvio che non può essere un processo rapido – si dovranno abbassare le tasse. Al nuovo governo noi chiediamo un gesto importante: un segnale di fiducia dall’alto che consenta di ripartire con una visione strategica del futuro”.
Il presidente di turno e portavoce di Rete Imprese Italia, Marco Venturi, dalla manifestazione si è rivolto al premier incaricato Matteo Renzi:
“Il prossimo governo ed il Parlamento devono prendere atto di questa grande forza, dell’enorme malessere, delle difficoltà che vivono le nostre imprese e devono cambiare registro”.

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