26 Aprile 2024, venerdì
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Dalla stangata sulla casa alle città in dissesto, tutti i dossier a rischio

Nonostante le promesse di “rottura” con i vecchi riti, le trattative fra i partiti allungano il periodo di gestazione del nuovo Governo Renzi, ma l’ondata delle riforme lasciate a metà e dei decreti legge in sospeso rendono strategico il fattore tempo e aumentano i rischi di uno stallo politico che può costare caro a molti.

Una partita cruciale è quella Europea, perché Bruxelles attende la manovra “parallela” alla legge di stabilità che dovrebbe garantire all’Italia 5-6 miliardi in più di spazi di spesa per investimenti. I tempi per presentare le misure aggiuntive, dopo il giudizio freddo della Ue sulla legge di stabilità 2014 e la promessa del Governo Letta di anticipare spending review e misure strutturali, stanno scadendo, e lunedì mattina il ministro uscente dell’Economia Fabrizio Saccomanni volerà a Bruxelles a presentare il nuovo piano. La trattativa e il tentativo di spuntare un giudizio positivo, comunque, spetteranno al suo successore, che le cancellerie europee attendono a stretto giro.

I nodi del Fisco In attesa di capire il loro destino 2014 sono comunque in molti, a partire dai proprietari di casa. Nella legge di stabilità è scritto un meccanismo della Iuc, l’imposta “unica” comunale, che non funziona, e il Governo Letta aveva ipotizzato insieme ai sindaci un ritocco per introdurre un’aliquota aggiuntiva in grado di finanziare le detrazioni per le abitazioni principali. Il decreto con il correttivo è stato travolto dalla crisi politica, e soprattutto c’è da scommettere che la sua presentazione con il nuovo Governo non sarà facile.

Il correttivo finisce infatti per alzare la pressione fiscale, perché secondo la bozza di decreto preparata all’Esecutivo Letta non tutto il gettito aggiuntivo sarebbe stato trasformato in sconti per le abitazioni principali, per cui la sua riproposizione farà ri-scoppiare la polemica politica sul tema eterno delle tasse sulla casa, e non rappresenterebbe un buon biglietto da visita per il neo-nato Governo Renzi. Sta di fatto che la Iuc in vigore oggi rischia di far pagare i proprietari di case medio-piccole, che non hanno mai pagato né Ici né Imu grazie agli sconti fissi presenti nelle vecchie imposte e assenti nella nuova, di rivelarsi più cara dell’Imu faticosamente abolita per milioni di case di valore medio, e di aprire nello stesso tempo buchi milionari nei bilanci delle grandi città perché le case di valore più alto pagheranno assai meno di prima. Un pasticcio, la cui soluzione rischia di allontanarsi ancora.

Città in crisi

Ma alcune grandi città guardano preoccupate alle trattative febbrili tra Palazzo Vecchio e Palazzo Chigi anche a prescindere dalle tasse sulla casa. Napoli e Reggio Calabria sono a un passo dal dissesto finanziario, dopo che le sezioni regionali della Corte dei conti hanno bocciato i loro piani di riequilibrio che avrebbero dovuto evitare il default. Nel tentativo di salvare le due città da una paralisi amministrativa che renderebbe ancora più difficile la vita dei creditori in eterna attesa dei pagamenti dai Comuni, il Governo Letta ha scritto nei giorni scorsi una norma-paracadute che concedeva a Napoli e Reggio Calabria, ma anche a Vibo Valentia e agli altri Comuni che si trovano nella stessa situazione, 30 giorni per ripresentare un piano di riequilibrio più solido di quello appena bocciato. Il Governo è caduto, i 30 giorni dalla bocciatura previsti dalla nuova bozza per riscrivere i piani di rientro stanno finendo, e per far rivivere il progetto servirebbe probabilmente una proroga un po’ più consistente. Ma come il correttivo Tasi, nemmeno il salva-Napoli sembra indicato per far ottenere a Renzi una “luna di di miele” che la via scelta per arrivare a Palazzo Chigi non gli concede. Gli altri Comuni In crisi strutturale o meno, migliaia di Comuni italiani (e soprattutto centinaia di migliaia di dipendenti) attendono il varo di un’anticipazione sui fondi locali per evitare problemi di liquidità alle loro casse e conseguenti inciampi nel pagamento degli stipendi e nella gestione dei servizi. La legge di stabilità, infatti, ha riscritto le regole di attribuzione dei fondi ai Comuni, ha introdotto criteri di distribuzione complicatissimi e ancora tutti da attuare, ma stipendi e fornitori andrebbero pagati tutti i mesi e le casse non aspettano. Per questa ragione, insieme al correttivo sulla Tasi il Governo Letta aveva previsto un anticipo da 1,3 miliardi circa, schiacciato come tutto il resto dalle dimissioni consegnate al Quirinale. Senza una proroga in extremis (anche questa predisposta ma non varata dal Governo Letta), poi, tutti i Comuni dovrebbero approvare i propri bilanci preventivi entro il 28 febbraio, senza conoscere le loro entrate fiscali e nemmeno la quota di fondi a loro disposizione: in una condizione del genere, un rialzo generalizzato di Tasi, Imu e addizionale Irpef per evitare sorprese sarebbe quasi scontato nei Comuni che non hanno già portato al massimo le aliquote.

In sospeso

Intanto la crisi politica ha bloccato in Parlamento una serie di decreti in corso di conversione, che ora potrebbero inciampare nei nuovi equilibri politici prodotti dalle trattative per il Governo Renzi. Fra otto giorni, per esempio, scadono i termini entro cui il Senato dovrà convertire in legge il “Destinazione Italia”, che fra l’altro introdurrebbe per le imprese il nuovo meccanismo di compensazione fra crediti con la Pa e debiti fiscali, i mini-bond e il bonus ricerca. Lo stesso giorno scade anche lo “svuota-carceri” varato dal ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, che sicuramente non troverà posto nel nuovo esecutivo, mentre c’è qualche giorno in più per il “Salva-Roma bis”.

 

 

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