25 Aprile 2024, giovedì
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Apple riacquista 14 mld $ di sue azioni. Twitter & co. la “bolla” dei tecnologici

Apple riacquista 14 mld $ di sue azioni. Twitter & co. la “bolla” dei tecnologici. Il crollo del 20% del titolo di Twitter a Wall Street rilancia i rischi di una nuova esplosione della “bolla” sempre paventata sui titoli tecnologici, il cui corso è per definizione “unpredictable” (non prevedibile) per la sua stessa natura: i mercati scommettono ad ogni nuovo lancio attirati dalla massa critica davvero formidabile del numero di utenti di una compagnia, per scoprire solo in seguito che a quella massa non corrisponde la stessa facilità di crescere e soprattutto di generare profitti.
Twitter è un caso emblematico: i dati deludenti sulla crescita di nuovo abbonati (solo il 3,8% nell’ultimi trimestre) hanno indotto gli investitori a disperare che cresca ancora. Il punto è che quella massa critica non permette di predire il “fair value”, il vero valore, della compagnia. Facebook subì la stessa sorte prima di convincere gli investitori attraverso un aggressivo piano di sfruttamento delle possibilità commerciali offerte dalla pubblicità sulla piattaforma da più di un miliardo di utenti.

Da questo punto di vista, lo sbandamento dei tecnologici riguarda anche il colosso Apple, un timore espresso anche dal Wall Street Journal di oggi. Nelle ultime due settimane la società di Cupertino ha riacquistato 14 miliardi di proprie azioni per consolidarne il valore, dopo che a fine gennaio il titolo aveva perso l’8% a Wall Streeet, sulla scorta di previsioni di vendita più basse degli i-Phone. Negli ultimi 12 mesi il conto del riacquisto di proprie azioni è salito a 40 miliardi di dollari, suscettibili di diventare 60 nei prossimi mesi.
Apple deve combattere la percezione che i giorni del successo siano ormai alle spalle. Un’opinione che sta diventando corrente la associa al fatto che è dal 2010 (l’i-Pad) che manca una “next big thing” da imporre sul mercato: se il mercato dei telefonini cresce, Apple perde invece quote significative (oggi vale il 15,5% del totale contro il 19,4 del 2012). Tim Cook (ceo di Apple) nega che questo avvenga a causa della concorrenza sferrata dai tanti cloni (più a buon mercato).
Tuttavia, gli investitori vogliono sapere se Apple tornerà a essere un’azienda di nicchia (come con i primi Mac) per cui concentrandosi su un prodotto di alta qualità abbandonerà il convoglio “mainstream” che garantisce alti ricavi e profitti. Cook ha dovuto smentire ufficialmente di aver mai detto che preferiva essere il migliore (best) produttore piuttosto che il più venduto (most). Nel frattempo, Google continua la politica delle grandi acquisizioni, pratica sconosciuta ad Apple che al massimo ha fatto acquisti per un miliardo di dollari.

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