29 Marzo 2024, venerdì
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Italicum peggio del Porcellum. Flores d’Arcais: Berlusconi tornerà premier

Il sistema elettorale Italicum inventato da Berlusconi, realizzato da Denis Verdini, di cui si è appropriato Matteo Renzi non va giù a Paolo Flores d’Arcais, uno dei padri dei girotondi e sempre attivo nella polemica politica. A volte sbarella, questa volta però è difficile dargli torto.

Sotto il titolo

“Italicum, così è un regalo a Berlusconi”,
Paolo Flores d’Arcais ha scritto, dal sito di Micromega, la rivista da lui fondata e che ancora prospera dopo quasi 30 ani, una “Lettera aperta a Renzi, ai componenti della direzione e ai parlamentari del Pd, mettendoli in guardia. Berlusconi, dice, li sta per fregare; per questo lo esorta a liberarsi
“da ogni rischio di presunzione, a non sottovalutare l’oculatissima capacità di Berlusconi di seguire solo i suoi interessi”,
e a tenere a mente
“più che mai il detto latino che ci rammenta la necessità di uno sforzo incessante di razionalità e cautela: “quos deus perdere vult, dementat prius””.
La lettera aperta esordisce così:
“Ciò che lascia sconcertati molti cittadini non è solo che la legge elettorale che vi accingete ad approvare abbia gravissimi difetti sotto il profilo degli interessi e del futuro dell’Italia (circostanze su cui in modo dettagliato e argomentato si sono già soffermati tra gli altri su “la Repubblica” Stefano Rodotà ed Eugenio Scalfari e su “Il Fatto quotidiano” Marco Travaglio), ma che insistiate in modo ultimativo, ed escludendo qualsiasi emendamento sostanziale, su una proposta che è dannosa innanzitutto per il vostro partito e per il personale ruolo e peso politico di Renzi stesso”.
Questo l’argomento di Paolo Flores d’Arcais:
“Oggi nei sondaggi il Pd di Renzi ha oltre dieci punti di vantaggio su Forza Italia, eppure con la legge che vi apprestate ad approvare Berlusconi avrebbe altissime probabilità di vincere di nuovo.
“La legge prevede infatti che la coalizione che ottenga il 35% dei voti prenda tutto, e a concorrere alla coalizione possano essere un numero illimitato di liste, sia nazionali che locali. Non solo, dunque, a fianco di “Forza Italia” ci sarebbe la “Lega”, i post-fascisti di “Fratelli d’Italia” e magari i neonazisti delle più svariate “forze nuove”, ma anche una pletora di listarelle che raggiungerebbero percentuali irrisorie, da prefisso telefonico, ma che messe assieme potrebbero accrescere il bottino di un 2,3,4% decisivo: Pensionati per Silvio, Ecologisti per Silvio, Amici di Sgarbi e Santanchè, Con Silvio contro Equitalia, Partito dei consumatori liberali, Liberi Forconi, Rivolta fiscale, Moderati italiani, Precari che sperano, e chi più ne ha più ne metta.
“Ad esse se ne aggiungerebbero altre, perfino più inquietanti. Il sistema dei piccoli collegi (118) offre chance fin qui impensabili ai ras locali del malaffare e della corruzione politica. O comunque del più tradizionale clientelismo. Una lista “Forza Nunzia” nel beneventano potrebbe addirittura conquistare direttamente uno o due deputati sui sei della circoscrizione, e comunque porterebbe all’ammasso dell’alleanza berlusconiana un preziosissimo “conquibus”, e l’esempio può essere moltiplicato per 118 (in Sicilia e Calabria, poi …).
Ma è prospettiva sicura e deriva ineludibile, se la legge resta quella che vi accingete ad approvare, e non preveda invece una norma che tolga dal computo dei voti validi per la somma dell’alleanza quelli di listarelle che non abbiano superato in almeno un terzo dei collegi una soglia minima di voti (il 2%, per dire). Unica via per scoraggiare il proliferare di tali liste.
Naturalmente questa autentica tabe, che stranamente non viene evidenziata, e meno che mai soppesata nei suoi effetti catastrofici, verrebbe ulteriormente potenziata dalla soglia bassissima prevista per il premio di maggioranza, appena un soffio oltre il terzo dei voti. Berlusconi ha invece perfettamente capito gli effetti “pro domo sua” del combinato disposto atto/omissione contenuto nel patto con Renzi.
Atto: la soglia del 35%, che non a caso rifiuta tassativamente di portare al 40%.
Omissione: il mancato vincolo anti-listarelle, che nessuno ha notato. Berlusconi di tali listarelle ne promuoverà a bizzeffe, e ripagherà i portatori d’acqua, che non saranno eletti in parlamento, con l’opulento sottobosco dei favori di prebende pubbliche lottizzate, una volta tornato al governo.
Senza entrambe queste misure, penso che diventerebbe un’illusione, purtroppo già praticata in passato con Occhetto, Veltroni, Bersani in più appuntamenti elettorali, la tranquilla vittoria nelle urne che pure i sondaggi oggi promettono. E il ritorno a Palazzo Chigi del Caimano, benché ormai patentato come delinquente, potrebbe diventare un incubo assai realistico. Mentre con entrambe le misure sopraccitate, all’Italia questo baratro sarebbe risparmiato”.
Il sito di Micromega pubblica anche l’appello di un gruppo di giuristi uniti dallo slogan:
“Italicum peggio del Porcellum, fermatevi”.
I nomi dei firmatari sono pesanti:
Pietro Adami, Gaetano Azzariti, Mauro Barberis, Felice Besostri, Ernesto Bettinelli, Francesco Bilancia Michelangelo Bovero, Aldo Bozzi, Maria Agostina Cabiddu, Paolo Caretti, Lorenza Carlassare, Giovanni Cocco, Claudio De Fiores, Mario Dogliani, Anna Falcone, Antonello Falomi, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Domenico Gallo, Giovanni Incorvati, Roberto Lamacchia, Raniero La Valle, Fabio Marcelli, Antonio Matasso, Angela Musumeci, Alessandro Pace, Alba Paolini, Valentina Pazè, Paolo Ridola, Stefano Rodotà, Franco Russo, Giovanni Russo Spena, Carlo Smuraglia, Paolo Solimeno, Riccardo Terzi, Nadia Urbinati, Luigi Ventura, Massimo Villone, Ermanno Vitale.
L’esordio dell’appello è lapidario:
“La proposta di riforma elettorale depositata alla Camera a seguito dell’accordo tra il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi consiste sostanzialmente, con pochi correttivi, in una riformulazione della vecchia legge elettorale – il cosiddetto “Porcellum” – e presenta perciò vizi analoghi a quelli che di questa hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità ad opera della recente sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014.
[…]
La proposta di riforma consiste in una riedizione del porcellum, che da essa è sotto taluni aspetti – la fissazione di una quota minima per il premio di maggioranza e le liste corte – migliorato, ma sotto altri – le soglie di sbarramento, enormemente più alte – peggiorato. L’abilità del segretario del Partito democratico è consistita, in breve, nell’essere riuscito a far accettare alla destra più o meno la vecchia legge elettorale da essa stessa varata nel 2005 e oggi dichiarata incostituzionale.
Di fronte all’incredibile pervicacia con cui il sistema politico sta tentando di riprodurre con poche varianti lo stesso sistema elettorale che la Corte ha appena annullato perché in contrasto con tutti i principi della democrazia rappresentativa, i sottoscritti esprimono il loro sconcerto e la loro protesta. Contro la pretesa che l’accordo da cui è nata la proposta non sia emendabile in Parlamento, ricordano il divieto del mandato imperativo stabilito dall’art.67 della Costituzione e la responsabilità politica che, su una questione decisiva per il futuro della nostra democrazia, ciascun parlamentare si assumerà con il voto”.

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