20 Aprile 2024, sabato
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Miami: dove italiani truffano altri italiani

Italiani che truffano altri italiani: succede a Miami, nella Florida dei vacanzieri, degli arricchiti e di chi cerca di arricchirsi. Su queste ultime due categorie lavorano “i furbetti di Miami”, come li definisce Guido Olimpio sul Corriere della Sera:
Tirano bidoni e spariscono mescolandosi ad una fauna di volti abbronzati in tenuta da «vacanze a Miami». Camicia fuori dai pantaloni, toni sopra le righe, ostentazioni, locali alla moda, cene dal sapore mediterraneo in salsa americana. È questo l’ambiente per i piccoli predoni, pronti a ghermire chi cerca fortuna lungo queste spiagge o semplicemente lascia l’Italia inseguito da mille problemi. In tanti arrivano pieni di speranza, attratti dal «tutto è più facile». Chi sa muoversi evita le trappole e comunque si rivolge a intermediari di fiducia. Chi non vuole lasciare tracce cerca scorciatoie rischiose. Chi non conosce segue improbabili partner locali. A prima vista raccomandabili e talvolta raccomandati, spesso spregiudicati e pregiudicati.

Piccoli Madoff all’italiana aspettano le loro prede al varco:
Partiamo da un uomo. Lo chiameremo Massimo, anche se questo non è il suo vero nome. Prima lavora in Nord America, poi torna in Italia, dove si spaccia per agente segreto e offre falsi titoli come garanzia. Crea, disfa, manovra ma è non in regola. Lo insegue la Guardia di Finanza e lui si tiene al largo, piazzandosi a Miami dove apre decine di società con complici o vittime, ignare di sedersi al fianco di un corsaro. Nella vita ha trattato di tutto. Case, ristoranti, centri per cosmesi cercando di coinvolgere investitori prospettando risultati sicuri. In pubblico ama fare lo splendido, parla di continuo per evitare le pause dove si infilano domande scomode, ammalia vantando legami importanti, allude ad un’esistenza da James Bond. Veloce, se la terra scotta, ad allontanarsi senza lasciare punti di riferimento.
Nonostante il suo passato, Massimo trova sponde in una figura influente di Miami che gli offre un indirizzo per le società create nell’arco degli anni, lo presenta a nuovi clienti. Del resto hanno agito insieme durante un affare in Italia. Dicevano di essere pronti a rilevare una ditta con decine di dipendenti. Ma quando è stato il momento di concludere tutto è sfumato. Non c’erano risorse e sono apparsi altri investitori non proprio solidi. Un’ottantina di impiegati sono rimasti senza lavoro. Passano gli anni, non le cattive abitudini. Massimo tenta con le false fidejussioni e ancora titoli non coperti. Va male, nel 2012 lo scoprono, però evita il carcere. Rimane in Florida dove organizza manovre disperate per sottrarre qualche migliaio di dollari a chi gli capita a tiro.
Miami val bene una truffa, e Olimpio spiega perché la capitale della Florida è diventata una baia di squali e squaletti:
La città è un luogo dove si possono concludere anche buoni affari, attira persone per bene ma anche malandrini. A volte può capitare di sentirli trattare ai tavoli di uno Starbucks o mentre intingono il pane nel piattino dell’olio del ristorante italiano. Non sembrano preoccuparsi. La Giustizia italiana è lontana, difficile che li venga a cercare a Miami e alcuni truffati, temendo di compromettere progetti futuri, evitano di sporgere denuncia. Non sempre hanno il visto di lavoro, sono negli Usa da turisti, un condizione che vieta di intraprendere affari. Le autorità locali vigilano con pragmatismo per non disturbare un mercato che comunque porta benefici. Si muove solo se la posta in palio lo vale.
La Florida è come un acquario dove trovano rifugio dei pesciolini voraci. Li lasciano nuotare. Poi un bel giorno appare l’Fbi e li aggancia con un’offerta che non concede scelte: sappiamo cosa avete combinato, se volete evitare la galera dovete collaborare. Così i pesciolini accettano di fare le esche per gli «squali», criminali degni di questo nome. Ma anche questo è un gioco pericoloso.

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