29 Marzo 2024, venerdì
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Masterpiece, il talent letterario per autori in cerca di «personaggi»

Muoia l’autore, viva l’opera. Gli antichi romani – gente che se ne intendeva – la pensavano esattamente così: ciò che è scritto vale più di chi l’ha scritto, tanto più che gli sopravvivrà. Devono pensarla diversamente gli autori di Masterpiece, primo talent show per aspiranti scrittori che ha esordito domenica notte su Rai3.

E la sanno lunga: in un’Italia che ha smesso di leggere da qualche decennio, i libri che funzionano meglio sono quelli pensati per un pubblico di non lettori. A un romanziere, prima che abile creatore di personaggi, tocca essere lui stesso personaggio, altrimenti non ti spiegheresti lo scouting selvaggio di «penne» con un vissuto forte dietro le spalle, prodigiosi affabulatori televisivi, fulminanti battutisti da talk show. Succede nelle grandi case editrici, succede a Masterpiece: il primo concorrente ad accedere alla finale è il 34enne Lilith Di Rosa, stesso nome del demone femminile della tempesta delle antiche leggende mesopotamiche che molto più modestamente fa l’operatore televisivo. Ha scritto un «Russian Roulette» che è un diario di esperienze vissute «sulla strada» prima che un romanzo vero e proprio. Ha debiti fin troppo evidenti con i vari maledettismi novecenteschi, a partire dall’esplicitamente citato John Fante che, a detta sua, «aveva toccato gli inferi ma non ci si era seduto come modestamente mi ci sono seduto io». Se non altro non ha deficit di autostima, questo Bukowski de noantri. Arriva in finale dopo aver superato, prova dopo prova, Romina Questa, 43enne livornese operaia che scrive in pausa pranzo e concepisce l’autobiografico «Il segreto della Quercia», nel quale una pianta si reincarna in una ragazza e finisce in catena di montaggio (sic). Ancora più dietro Marta Zanni che in «Vittoria!» ha raccontato la sua battaglia vinta contro l’anoressia e Antonio Landino, disoccupato 53enne palermitano autore de «Il premio finale», reduce da 13 anni trascorsi in carcere. Tutti curricula che avrebbero fatto impallidire un modesto impiegato tutto scartoffie e immaginazione come Franz Kafka. Nessuno di loro ha stupito per le proprie doti di narratore, ma anche nel prosieguo della competizione abbiamo ragione di credere che varrà fino a un certo punto: qui chi scrive deve valere di più di quel che scrive.

Proprio quest’idea di mescolare l’arte col mestiere, la letteratura con la televisione, l’alto col basso deve aver fatto infuriare la sfera dei social network – in larga parte popolata da potenziali concorrenti del programma – che ha sparato a zero contro il format. In casa Rai però se ne preoccupano il giusto: secondo il comunicato di scuderia, il debutto della trasmissione «è stato seguito con estremo interesse anche dalla stampa internazionale come “The New York Times” e “The Guardian”: 5,14% di share e quasi 700mila spettatori in una fascia particolarmente ricca di proposte – sport, informazione e intrattenimento – come la seconda serata di domenica». Tocca vedere se l’entusiasmo sarà lo stesso nelle domeniche in cui giocherà la Serie A. E se i toni enfatici e la sintassi televisiva del programma, a tratti farraginosa, terranno botta fino in fondo. Nessuno prima d’ora ha fatto un talent letterario, probabilmente perché un libro è meglio leggerlo che farselo raccontare dalla Tv. Ma nell’Italia post letteraria del 2013 possiamo riuscirci: qui il libro ci interessa meno dell’autore. Sempre meno.

 

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