24 Aprile 2024, mercoledì
HomeNewsRiina-Di Matteo: fu vera minaccia o fu messaggio?

Riina-Di Matteo: fu vera minaccia o fu messaggio?

di-matteo3Pare che Totò Riina abbia detto a gran voce nel Carcere di Opera a Milano che Nino Di Matteo il giudice palermitano che si occupa del processo Mafia-Stato debba morire e con lui tuti i Magistrati che si occupano di questo stesso processo. E questo perchè lo stanno facendo “impazzire”.

Credo che Riina abbia voluto lanciare due messaggi con queste parole uno allo stesso Di Matteo perchè rafforzi sua la scorta e prevenga quindi ogni rischio, l’altro al segmento politico che effettivamente gli ha richiesto questo attentato volendo dire a esso che sarebbe da pazzi eseguire – oggi – un nuovo attentato come quelli che si fecero a suo tempo contro Giovanni Falcone a Capaci e contro Paolo Borsellino in via D’Amelio.

Le ultime indagini ci dicono che Riina nel 1992 fece in nun primo tempo resistenza quando fu comandato di assassinare Giovanni Falcone.Bernardo Provenzano non ne volle proprio sapere forte del suo assioma che “il giudice Falcone avrebbe fatto più danni da morto che da vivo”. Vito Ciancimino , proiezione politica di Bernardo Provenzano rimase sorpreso dall’attentato. Non ne sapeva niente. Comunque che Riina volesse assassinare Giovanni Falcone prima, non ne seppe mai niente nessuno tanto è vero che Giovanni Falcone in un primo momento, a marzo 1992, doveva essere assassinato in un ristorante romano chimato “Il Matriciano” dove andava a managiare da solo senza nemmeno essere accompagnato dalla scorta, tanto era coperto dall’omertà l’intento omicida. Quindi il fatto che adesso Riina invece faccia sapere a tutti non depone certamente per la serietà dell’impegno.

agostino Ci fu un altro caso in passato in cui Riina vole sottrarsi all’impegno di assassinare Giovanni Falcone E fu nel 1989 in occasione del commissionato attentato dell’Addaura. piazza
In quella occasione Riina simulò di voler eseguire l’attentato. In realtà fece avvertire direttamente Giovanni Falcone del pericolo che stava per subire. Infatti il giorno prima dell’attentato dell’Addaura Falcone inerrogò in carcere Leonardo Greco e questi gli disse testualmente: “Dottore! Lei è troppo abbronzato! Tradotto: non andare all’Adduara.

Poi Riina fece allertare Bruno Contrada il quale a sua volta allertò gli agenti segreti Emanuele Piazza e Antonino Agostino che si stava per consumare l’attentato a Giovanni Falcone sull’Addaura. Piazza e Agostino disinnescarono l’ordigno che uomini di Riina avevano poco prima appoggiato sugli scogli.

L’attentato dell’Addaura non fu preceduto da alcuna riunione della Commissione e gli agenti Antonino Agostino e Emanuele Piazza furono successivamente assassinati da esponenti dei Servizi Segreti e non da Cosa Nostra.

E’ emerso a distanza di anni dalle indagini che in ordine alla decisione di assassinare Giovanni Falcone il Sisde si spaccò: metà era favorevole, metà era contrario. Lo stesso Falcone dopo l’attentato disse: “Il mio attentato avrà riflessi politici!”. E difatti pochi mesi dopo Antonio Gava revocò l’appoggio a Ciriaco De Mita, De Mita cadde come presidente del Consiglio e Giovanni Falcone fu nominato Procuratore Aggiunto della Procura di Palermo.

Armando-Spataro L’indagine sulla trattativa infastidisce particolarmente alcuni Magistrati e alcuni segmenti politici.

Secondo i risultati di un’indagine condotta da Pierluigi Vigna nel 1993 e poi  affossata da Fabio Salomone sostituto procuratore bresciano di origini siciliane, di cui adesso dirò, nel 1984 i Magistrati milanesi Armando Spataro, Francesco Di Maggio e Alberto Nobili (quest’ultimo marito del noto Magistrato Ilda Boccassini) avevano concordato con Cosa Nostra la copertura e al protezione dell’Autoparco Milanese una grande struttura mafiosa centro di smistamento dei traffici di armi e di droga di tutto il Nord Italia per un volume d’affari calcolato in 800 milioni di vecchie lire la giorno. Francesco Di Maggio posto benchè giovanissimo ai vertici della Procura della Repubblica di Milano da Francesco Saverio Borrelli era parente di Angelo Siino membro della cupola degli appalti siciliana. Qualche anno dopo il CSM trasferì da Agrigento a Brescia il giudice Fabio Salomone fratello di Filippo Salomone imprenditore siciliano anche lui come Siino membro dela Cupola degli Appalti siciliana e per questo condannato a sei anni di reclusione diversi anni dopo il 1992. Anche Fabio Salomone come già Francesco Di Maggio fu posto praticamente ai vertici della Procura della Repubblica di Brescia quella che giudica su presunti reati commessi da  Magistrati di Milano e ancor oggi è incredibilmente Procuratore reggente di quella Procura. 

francesco-di maggio-Secondo alcuni storici (purtroppo non si può ancora parlare di conclusioni certe dal punto di vista giudiziario) la Cupola degli Appalti Siciliana (in cui c’erano sia Angelo Siino che Filippo Salomone) commissionò le stragi di Capaci e di via D’Amelio dopo che Falcone nominato Superprocuratore Antimafia era diventato troppo pericoloso per questa organizzazione composta da imprenditori, mafiosi, Magistrati e uomini politici e dopo che Borsellino aveva ormai capito tutto. Non è certamente un caso che il telecomando per la strage di Capaci fu passato a Cosa Nostra da agenti segreti (Cataffi e Gullotti) alle dirette dipendenze del giudice Francesco Di Maggio il quale potrebbe essere anche il corvo del 1989, essendo a quell’epoca vice alto commissario per la lotta alla mafia. Nè è un acaso che quando Falcone si fece nominare Procuratore nazionale Antimafia il Magistrato milanese Armando Spataro gli scrisse una lettera di fuoco piena di minacce e pubblicamente disse: “Falcone ha fatto una ferraglia (riferito alla Direzione Nazionale Antimafia) e ora vuole anche guidarla lui! Di Ilda Boccassini (moglie di Alberto Nobili) è noto ormai a tutti l’impegno depistatore dopo che si trasferì appositamente da Milano a Caltanisetta per depistare (e spiare) le indagini sulla strage di via D’Amelio.

Questa trattativa Magistrati-mafiosi-imprenditori-politici inizialmente si svolse all’insegna dell’alleanza Riina-Martelli-Gardini. consacrata nel 1985, con l’attentato di Pizzolungo (tentato omicidio del giudice Carlo Palermo) . Ma nel 1991 Martelli e Gardini furono convinti a staccarsi dai socialisti e ad accordarsi con la Sinistra Democristiana. martelliProbabilmente a Claudio Martelli fu promessa la presidenza del consiglio dei ministri a Raul Gardini il rientro in Enimont, a Riina di diventare un uomo d’onore di livello internazionale.
Però poi il papello fu recapitato a Mancino e Rognoni. Questo significa che il comando di Cosa Nostra era passato a esponenti della Sinistra Democristiana che sono poi le stese persone che hano gestito epr decenni il CSM.

Ecco perchè l’indagine sulla trattativa mette in grande imbarazzo alcuni Magistrati-Santoni e il segmento politico della ex Sinistra Democristiana. E’ questo segmento politico che ora potrebbe volere l’attentato a Nino Di Matteo sia per stroncare l’indagine sulla trattativa sia per scongiurare l’elezione a presidente della repubblica di un esponente politico di fede andreottiana come Franco Marini e favorire invece l’elezione di un ex Magistrato che non dico che è stato accondiscendente ma che quanto meno ha dimostrato di voler dialogare con certi centri di potere che – forse – sono stati anche loro vicini alle stragi e che potrebbe generare un asse P.D.-grillini.

Di attentato a Di Matteo stranamente dsi aprla ogni volta che siavvicinano nuove elezioni dle rpresidente della Repubblica. E questo è uno di quei momenti eprchè se decade Siulvio Berlusconi e viene sfiduciato Enrico Letta si dimette Giorgio Napolitano e quindi si va a nuove lezioni dled Presidente della Republica

Ma sia Riina che Gardini furono mal ripagati dell’impegno profuso per le stragi: Riina fu arrestato a gennaio 93 e Gardini fu assassinato a luglio 1993. In pratica l’accordo di quei socialisti traditori e di Riina con la Sinistra democristiana si rivelò una trappola. Per questo dico che Riina, se è stato di nuovo richiesto di assassinare un Magistrato in un omicidio eccellente, preferisce – intelligentemente – prevenire e rendere impossibile la cosa piuttosto che darvi esecuzione, così come già fece in occasione del fallito attentato dell’Addaura.

Michele Imperio

Sponsorizzato

Ultime Notizie

Commenti recenti