Cittadinanza onoraria a bambini nati in Italia da genitori stranieri. UN gesto simbolico, certo. Tuttavia un segnale importante alla politica nazionale.Il 20 Novembre prossimo presso l’Aula Magna dell’Università “La Sapienza”, il Presidente del Municipio II, Giuseppe Gerace, insieme al sindaco Ignazio Marino e a rappresentati istituzionali dell’Unicef, conferiranno la cittadinanza onoraria ai bambini nati a Roma, ma che per legge non possono essere considerati italiani a tutti gli effetti, anche se mangiano la carbonara e tifano a “maggica”.
Sulla scia dell’esperienza di Torino, anche a Roma 1.500 bambini stranieri venuti alla luce nella capitale nell’ultimo anno e mezzo avranno la cittadinanza onoraria.
È un primo passo importante verso lo “ius soli“, ovvero il diritto di acquisire la cittadinanza italiana per chiunque nasca nel territorio italiano.
“Riteniamo doveroso dare dei segnali forti e concreti per stimolare un superamento dell’istituto dello “ius sanguinis” – spiega Gerace, che ieri ha approvato in giunta una delibera sul tema – I bambini nati in Italia, che parlano italiano e studiano la storia del nostro Paese, devono avere gli stessi diritti degli altri. Trasmetteremo formalmente la delibera al presidente della Repubblica”.
In Italia sono centinaia i ragazzi nati in Italia e che, nonostante la cultura, gli studi, i valori e l’esperienza italiani, essendo nati da genitori stranieri non hanno diritto alla cittadinanza italiana. E benché non spetti alle amministrazioni territoriali la modifica delle legge sull’acquisizione della cittadinanza, i Comuni posso lanciare messaggi che sollecitano il Parlamento ad accelerare i tempi per l’approvazione di una regolamentazione più aderente alla realtà sociale in cui viviamo.
Come si legge su Repubblica, in Italia
“La legge 91 regola la cittadinanza sulla base della discendenza di sangue, non tenendo conto dell’evoluzione sociale e demografica. Ogni Stato ha le sue regole: chi nasce negli Stati Uniti è cittadino americano, in Irlanda bastano tre anni di residenza, mentre in Germania è sufficiente che uno dei due genitori viva legalmente sul territorio da almeno 8 anni“.