28 Marzo 2024, giovedì
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“Non paghiamo il pizzo”: è rivolta a San Girolamo

Riparte dal san Girolamo il popolo della denuncia. Dopo gli arresti eseguiti dieci giorni fa da carabinieri e polizia nel quartiere periferico barese, i commercianti ritrovano la forza del fare gruppo: una ventina di questi, incluso due di quelli che avevano raccontato agli inquirenti il giogo del pizzo, si è rivolta ora all’associazione provinciale antiracket, chiedendo di farne parte. Ma non solo.

Quelli che, pur non avendo dichiaratamente ammesso di aver subito minacce, hanno compreso che unica via di riscatto è costituire un forte fronte comune e hanno manifestato la volontà di costituire una nuova associazione. Come loro, altri due del quartiere Libertà, altra realtà da tempo vessata dal racket delle estorsioni, gestito dai clan malavitosi che si spartiscono la torta degli interessi illeciti in città. E chiedere l’aiuto dell’antiracket significa anche avere accesso al fondo previsto dalla legge in soccorso delle vittime.

Ma che sia chiaro per tutti, ribadisce il responsabile provinciale e coordinatore regionale pugliese dell’antiracket, Renato De Scisciolo, «prima devono denunciare, senza la denuncia non si può accedere al Fondo». Le recenti indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari (alcune ancora non concluse) hanno accertato che il business delle estorsioni, gestito dalle organizzazioni mafiose baresi è in crescita.

E se da una parte conserva le storiche modalità, quelle che puntano sull’intimidazione e sul terrore ingenerato con la violenza, dall’altra sviluppa e affina nuove forme di “riscossione”. Rappresentando uno dei due storici canali di approvvigionamento (l’altro è il traffico di droga), la richiesta del pizzo segue nuovi percorsi, che spaziano dall’assunzione fittizia di personale all’imposizione di personaggi graditi all’associazione criminale, fino alla tassa mensile. E tutto ciò rappresentato con metodi violenti e l’arroganza dell’impunità, come accertato dagli inquirenti nell’ultima operazione che ha condotto in carcere quattro importanti personaggi del quartiere San Girolamo.

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