Una volta raggiunta una soluzione di compromesso sulla questione del riferimento al Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, il Consiglio di sicurezza ha adottato all’unanimità la risoluzione 2118 (2013) sull’eliminazione delle armi chimiche in Siria. Il contenuto della risoluzione del 27 settembre riflette l’accordo concluso il 14 settembre tra Stati Uniti e Russia. Siamo a un punto di svolta nella reazione internazionale davanti all’uso di gas chimici utilizzati anche contro i civili in un quartiere di Damasco lo scorso 21 agosto.
Capitolo VII
Il dibattito sull’inserimento dell’espressione “Capitolo VII” nel testo della risoluzione si ricollega al tema della liceità di un possibile uso della forza nei confronti della Siria, preannunciato dal presidente statunitense Barack Obama. La Russia ha cercato di evitare che l’approvazione della decisione creasse qualsiasi automatismo nell’autorizzare un futuro intervento armato.
Pur riconoscendo che l’uso di armi chimiche costituisce una minaccia alla pace, la risoluzione 2118 non è stata adottata sulla base al Capitolo VII. Al di fuori di questo quadro, il Consiglio può comunque adottare atti, come questa risoluzione, di carattere vincolante.
Nel club dei disarmati
Gli aspetti innovativi della risoluzione riguardano poi il coordinamento con la Convenzione sulle armi chimiche del 1993, Cwc, e il sistema di verifiche e controlli imperniato sull’Organizzazione per il disarmo chimico, Opcw. Il presupposto essenziale della risoluzione è infatti il deposito dello strumento di adesione alla Cwc da parte della Siria che ha dichiarato di voler applicare in via provvisoria le sue disposizioni prima di divenirne formalmente Stato parte il prossimo 14 ottobre.
La risoluzione 2118 impone alla Siria di rispettare quanto previsto dalla decisione di poche ore prima del Consiglio esecutivo, Ce, dell’Opcw, adottata sulla base degli articoli IV (8) e V (10) della Cwc, che prevede una procedura straordinaria di distruzione immediata dell’arsenale chimico siriano, sotto controllo internazionale, da completare entro la prima metà del 2014.
Controlli a tappeto
La decisione del Ce, organo che promuove l’attuazione effettiva nonché l’osservanza della Cwc, disegna un sistema di verifiche e di controlli assai stringenti. Non soltanto infatti l’Opcw effettuerà ispezioni in loco presso tutti i luoghi in cui sono immagazzinate armi chimiche e gli impianti di produzione, secondo quanto sarà dichiarato dalle autorità siriane, ma potranno pure ispezionare ogni altro luogo che un altro Stato parte abbia individuato come coinvolto nel programma chimico siriano.
Non si può non rilevare che tale tipo di ispezioni si richiama chiaramente al modello delle ispezioni su sfida, previsto all’art. IX della Cwc. In caso di mancata cooperazione da parte della Siria, il Ce ne porterebbe a conoscenza il Consiglio di sicurezza, ai sensi dell’art. VIII della Cwc. Un accordo tra Opcw e Nazioni Unite, concluso nel 2000, disciplina le relazioni tra le due organizzazioni.
Smaltimento
La Siria dovrà permettere l’ingresso degli ispettori dell’Opcw e del personale delle Nazioni Unite, assicurare il loro accesso a tutti siti e provvedere alla loro sicurezza. La risoluzione richiama in questo senso la Convenzione del 1946 sui privilegi e le immunità delle Nazioni Unite.
Il Consiglio incoraggia gli Stati a fornire all’Opcw il necessario sostegno tecnico e logistico per raggiungere l’obiettivo della distruzione delle armi chimiche in Siria. Ciò infatti dovrà avvenire in un contesto difficile, quale quello della guerra civile in corso.
L’accordo tra Russia e Stati Uniti esprimeva una preferenza per la distruzione dell’arsenale fuori dalla Siria. Cruciale è allora la decisione del Consiglio di autorizzare gli Stati membri, in deroga ai divieti della Cwc, ad acquisire, trasportare, trasferire, per poi distruggere le armi chimiche del programma siriano. Questo sembra un punto delicato anche per le sfide che la sua attuazione presenta nel complesso contesto attuale.
Secondo la federazione russa, le armi chimiche sarebbero state utilizzate anche dai gruppi armati in lotta contro il regime. Non soltanto il Consiglio sottolinea il divieto per tutte le parti del conflitto in Siria di usare, sviluppare, produrre armi chimiche, ma riafferma quanto stabilito della risoluzione 1540 (2004).
Pur affermando la necessità che i responsabili dell’uso di armi chimiche in Siria ne rispondano, la risoluzione 2118 non contiene alcun riferimento alla Corte penale internazionale.