Nonostante il dietro front di Silvio Berlusconi che questa mattina al Senato ha deciso di votare la fiducia al governo Letta la scissione all’interno del Pdl si è di fatto consumata con la creazione, almeno annunciata, di un nuovo gruppo di “transfughi” dal partito del Cavaliere alla Camera e al senato. La prima prova si è avuta fin dal primo mattino, con tanto di documentazione fotografica.
Quando il ministro delle riforme, Gaetano Quagliariello è stato immortalato a Palazzo Madama con dei fogli in mano con le firme nero su bianco di 23 senatori di Pdl e Gal pronti a dire sì all’esecutivo. Ecco i loro nomi: Naccarato, Bianconi, Compagna, Bilardi, D’Ascola, Aiello, Augello, Caridi, Chiavaroli, Colucci, Formigoni, Gentile, Giovanardi, Gualdani, Mancuso, Marinello, Pagano, Sacconi, Scoma, Torrisi, Viceconte, L.Rossi, oltre allo stesso Quagliariello.
La retromarcia di Berlusconi sulla fiducia non è bastata nemmeno a frenare la scissione a Montecitorio. Dove Fabrizio Chicchitto ha annunciato la formazione di un nuovo gruppo parlamentare autonomo di 26 deputati Pdl “alfaniani”. Oltre a Cicchitto, primo firmatario, anche i deputati: Gioacchino Alfano, Paolo Alli, Maurizio Bernardo, Dorina Bianchi, Antonio Bosco, Raffaele Calabrò, Giuseppe Castiglione, Enrico Costa, Riccardo Gallo, Vincenzo Garofalo, Dore Misuraca, Antonino Minardo, Alessandro Pagano, Filippo Piccone, Vincenzo Piso, Sergio Pizzolante, Eugenia Roccella, Barbara Saltamartini, Rosanna Scopelliti, Paolo Tancredi, Raffaello Vignali.Alla schiera dei transfughi in un primo momento sembravano essersi aggiunti anche tre ministri: Beatrice Lorenzin, Nunzia De Girolamo e Maurizio Lupi.
Un’ipotesi però smentita prima dal titolare delle riforme Quagliariello: «È un’iniziativa dei parlamentari che non conosco; quello che so è che i membri del governo ne sono estranei e non si sono mossi». E poi dalla stessa De Girolamo: «Sono e resto nel gruppo parlamentare Pdl», scrive su twitter il ministro dell’Agricoltura,che aggiunge: «Oggi non si è mai parlato di nessun nuovo gruppo parlamentare».