2 Dicembre 2025, martedì
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Tajani sui tre italiani feriti in Cisgiordania: “Le loro condizioni non sono gravi, ma le violenze dei coloni devono cessare”

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani aggiorna sulla salute degli attivisti italiani feriti in Cisgiordania e chiede al governo israeliano di fermare gli attacchi dei coloni. Preoccupazione crescente per la situazione nella regione.

Le condizioni dei tre attivisti italiani feriti in Cisgiordania dai coloni israeliani non sono gravi, ma la situazione in Medio Oriente rimane tesa, alimentata dalle violenze che segnano quotidianamente la vita dei palestinesi e degli attivisti internazionali nella regione. A confermarlo è stato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che, a margine dell’assemblea di “Noi moderati” a Roma, ha aggiornato i media sulla vicenda.

“Ho appena parlato con il console d’Italia a Gerusalemme, che mi ha confermato che gli italiani feriti sono in condizioni non gravi e che stanno rientrando a Ramallah, dove dovrebbero essere raggiungibili nel pomeriggio”, ha dichiarato Tajani, esprimendo il suo impegno a parlare personalmente con gli attivisti appena possibile. Il ministro ha sottolineato l’importanza di seguire con attenzione l’evolversi della situazione, ribadendo la vicinanza del governo italiano agli attivisti coinvolti in questi episodi di violenza.

L’incidente è avvenuto a Gerico, nella Cisgiordania occupata, dove un gruppo di coloni israeliani ha aggredito gli attivisti, tre dei quali italiani, all’interno di una casa dove si trovavano. Secondo quanto riferito dall’agenzia palestinese Wafa, i coloni hanno fatto irruzione nell’abitazione, picchiando gli attivisti e lasciandone tre feriti, mentre un quarto attivista di nazionalità canadese sarebbe stato coinvolto nell’incidente. L’attacco ha sollevato un’ondata di preoccupazione per la crescente violenza dei coloni contro i palestinesi e i volontari internazionali, ma anche per l’inerzia delle autorità israeliane nel fermare questi atti.

Sebbene la notizia dell’aggressione abbia destato allarme, Tajani ha voluto rassicurare che le condizioni degli attivisti non destano preoccupazione immediata, ma ha al contempo sollevato il tema della crescente violenza nella regione. “Non possiamo ignorare che episodi come questi non solo mettono a rischio l’incolumità degli attivisti internazionali, ma contribuiscono anche a deteriorare ulteriormente la situazione già delicata in Cisgiordania e a minare qualsiasi prospettiva di pace”, ha dichiarato Tajani, lanciando un appello a fermare le aggressioni.

Il ministro degli Esteri ha inoltre espresso preoccupazione per la crescente impunità dei coloni israeliani, sottolineando come le violenze non possano essere giustificate da rivendicazioni politiche. “Basta aggressioni. Non è questo il modo in cui i coloni devono rivendicare le proprie ragioni. La Cisgiordania non deve essere annessa, non c’è alcuna ipotesi di annessione che possa essere accettata, e deve essere rispettata la popolazione civile palestinese”, ha affermato Tajani con fermezza.

L’ulteriore escalation delle violenze nella regione, in particolare quelle che coinvolgono i coloni, sta minando la già fragile stabilità della Cisgiordania e rischia di compromettere ulteriormente il processo di pace. “È gravissimo quello che sta accadendo. Ogni attacco come questo mina la fiducia tra le due popolazioni e rende sempre più difficile trovare un terreno comune per la pace”, ha aggiunto il ministro.

Tajani ha poi rivolto un chiaro appello anche al governo di Israele: “Chiediamo con forza che il governo di Israele fermi i coloni e impedisca che queste violenze continuino. È essenziale che non si permetta che episodi del genere ostacolino il lavoro per la realizzazione di un piano di pace sostenibile, per il quale tutti, da entrambe le parti, stiamo cercando di fare progressi.”

Le parole di Tajani non sono solo un richiamo alla responsabilità politica, ma anche un monito per una comunità internazionale che continua a seguire con attenzione gli sviluppi della situazione in Medio Oriente. La violenza dei coloni è un fenomeno che ha assunto proporzioni preoccupanti negli ultimi anni, con frequenti attacchi contro la popolazione palestinese e, come in questo caso, anche contro gli attivisti internazionali che si trovano nella regione per monitorare la situazione o per prestare assistenza.

In questa cornice, il governo italiano si è distinto per la sua attenzione al benessere dei suoi cittadini, ma anche per il suo impegno a fermare la violenza che continua a segnare la vita quotidiana di migliaia di palestinesi. La richiesta di Tajani al governo di Israele di fermare le violenze dei coloni si inserisce in un contesto internazionale più ampio, che vede l’Europa sempre più impegnata a promuovere il rispetto dei diritti umani e a sostenere gli sforzi per una soluzione pacifica al conflitto israelo-palestinese.

Il ritorno degli attivisti italiani a Ramallah non segna la fine della questione, ma piuttosto l’inizio di un nuovo capitolo in una vicenda che resta complessa e carica di implicazioni politiche e umanitarie. La speranza, condivisa anche dal governo italiano, è che episodi come quello di Gerico possano non solo essere condannati, ma anche diventare un punto di riflessione per un cambiamento nelle politiche di sicurezza e di controllo delle violenze in Cisgiordania.

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