24 Novembre 2025, lunedì
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Trump parla con Xi: Pechino sostiene gli sforzi per la pace in Ucraina

Nel colloquio telefonico il leader cinese esprime apprezzamento per l’impegno statunitense sulla crisi ucraina. Intanto negli Stati Uniti chiude il Dipartimento per l’efficienza governativa e la giustizia federale frena sulla deportazione accelerata dei migranti.

Nel corso di una conversazione telefonica resa nota dai media cinesi, Donald Trump e Xi Jinping hanno riannodato i fili del dialogo fra Washington e Pechino in un momento carico di tensioni globali. È stata l’agenzia di stampa statale di Pechino a riferire il contenuto essenziale del colloquio, sottolineando come il presidente cinese abbia espresso un chiaro apprezzamento per gli sforzi dell’amministrazione americana in direzione di una soluzione negoziata del conflitto in Ucraina. Un messaggio che suona come un segnale politico di rilievo, considerando il ruolo della Cina nello scacchiere geopolitico e la complessa relazione con gli Stati Uniti.

Mentre sul fronte internazionale si registra questa rara convergenza, sul terreno domestico americano proseguono scosse che ridisegnano l’agenda politica di Washington. Nella giornata di domenica, vari media statunitensi hanno reso noto che chiude il Dipartimento per l’efficienza governativa, conosciuto come Doge e diretto da Elon Musk. Creato con la missione di snellire la macchina federale e contrastare la burocrazia, l’ente era diventato uno dei simboli della battaglia per la modernizzazione dell’amministrazione. La decisione di mettere fine alla sua attività rappresenta un passaggio significativo nel ripensamento dell’architettura istituzionale voluto dalla Casa Bianca.

A completare un fine settimana già denso di notizie, è arrivata anche la pronuncia di una corte federale d’appello, che ha respinto la richiesta dell’esecutivo di ampliare una procedura di deportazione rapida dei migranti. La misura avrebbe permesso l’allontanamento accelerato degli immigrati presenti nel Paese lontano dal confine, estendendo una pratica già in uso nelle aree di frontiera. Il no dei giudici costituisce un nuovo ostacolo per la Casa Bianca, impegnata a gestire una questione migratoria che continua a rappresentare uno dei dossier più divisivi della politica americana.

Il mosaico della giornata statunitense così si compone di tasselli molto diversi: dal tentativo di costruire un terreno comune con la Cina sulla crisi ucraina, alla riorganizzazione amministrativa interna, fino al contenzioso giudiziario sull’immigrazione. Tre fronti che, intrecciandosi, raccontano la complessità della fase in cui gli Stati Uniti si muovono, sospesi tra ricerca di equilibri globali e pressioni interne che ne ridefiniscono continuamente le priorità.

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