UDINE — La serata che avrebbe dovuto parlare soltanto di calcio, con in campo le Nazionali Under 21 di Italia e Israele per una gara valida per le qualificazioni ai prossimi Mondiali di categoria, si è trasformata in un fronte di tensione, scontro e protesta.
Nel tardo pomeriggio, mentre le squadre si preparavano a scendere in campo allo stadio Friuli, le vie del centro di Udine si sono animate per motivi ben diversi: un corteo di manifestanti filo-palestinesi, radunato in piazza Primo Maggio, è sfociato in un confronto diretto con le forze dell’ordine. L’obiettivo dichiarato: avvicinarsi all’impianto sportivo per esprimere dissenso verso la presenza della selezione israeliana in una competizione internazionale sul suolo italiano, in un momento in cui la guerra tra Israele e Hamas infiamma l’opinione pubblica mondiale.
Secondo quanto riferito dalla Questura, una parte del corteo — circa un centinaio di persone — avrebbe tentato di superare il cordone di sicurezza disposto intorno allo stadio. Gli agenti in assetto antisommossa hanno risposto a un fitto lancio di petardi con l’utilizzo di idranti e gas lacrimogeni, riportando con fermezza i manifestanti all’interno del perimetro controllato.
Il tentativo di forzare il cordone e la risposta della polizia
La dinamica degli scontri si è sviluppata rapidamente. Alcuni manifestanti hanno cercato di aggirare il blocco cercando un secondo accesso in un’area laterale rispetto a quella presidiata in forze, nel tentativo di avvicinarsi allo stadio. Anche in quel caso, sono stati respinti dalle forze dell’ordine. Nonostante i momenti di tensione, la situazione è stata contenuta grazie a cariche di alleggerimento, come ha spiegato il questore di Udine, Pasquale Antonio de Lorenzo.
“Un centinaio di manifestanti ha attaccato con violenza i mezzi delle forze dell’ordine costringendoci a replicare con l’utilizzo degli idranti e dei lacrimogeni”, ha dichiarato il questore all’agenzia ANSA. “La situazione al momento è nuovamente sotto controllo. Non risultano, allo stato attuale, persone ferite. Le cariche sono state necessarie per riguadagnare il pieno controllo della piazza”.
Fischi all’inno israeliano e reazioni sugli spalti
Anche all’interno dello stadio Friuli, il clima non è stato completamente sereno. Pochi minuti prima del fischio d’inizio, mentre risuonavano gli inni nazionali, una parte del pubblico ha manifestato dissenso con fischi indirizzati verso l’inno israeliano. I fischi non hanno però monopolizzato l’atmosfera: sono stati in parte coperti da applausi provenienti da altri settori dello stadio, in un evidente tentativo di riequilibrare il clima emotivo e di disinnescare la tensione con un gesto di rispetto sportivo.
Sugli spalti erano presenti circa 10mila spettatori, una cornice significativa per una partita giovanile, ma il contesto geopolitico ha finito inevitabilmente per gravare sull’intero evento, trasformandolo da appuntamento sportivo a fatto di cronaca.
Una partita sotto pressione internazionale
La partita stessa, benché valida per le qualificazioni ai Mondiali Under 21, è passata in secondo piano rispetto alla mobilitazione politica. Da settimane, l’incontro era finito nel mirino di alcuni movimenti filo-palestinesi, che chiedevano l’esclusione della rappresentativa israeliana dalle competizioni internazionali, in segno di protesta contro le operazioni militari in corso nella Striscia di Gaza.
Non è la prima volta che accade. In diversi Paesi europei, lo sport è diventato terreno di confronto — e talvolta di scontro — su questioni ben più ampie. In questo caso, Udine ha rappresentato un crocevia tra sport, politica e ordine pubblico, dove le forze di polizia sono riuscite a evitare che la protesta degenerasse ulteriormente.
L’equilibrio fragile tra protesta e sicurezza
Il dispositivo di sicurezza era stato predisposto con largo anticipo. Nonostante ciò, la volontà di una parte dei manifestanti di forzare l’accesso all’area dello stadio ha fatto precipitare la situazione. La reazione delle forze dell’ordine, decisa e contenitiva, ha permesso di evitare conseguenze peggiori, ma l’episodio rilancia il tema — già delicato — della gestione delle manifestazioni politiche in contesti sportivi e dell’equilibrio tra libertà di espressione e tutela della sicurezza pubblica.
Nonostante il clima teso, nessuno degli episodi segnalati ha avuto un seguito grave sul piano fisico: né tra i manifestanti, né tra le forze dell’ordine risultano feriti. Una circostanza che, nelle parole delle autorità, testimonia l’efficacia e la misura dell’intervento.
Conclusioni: una partita che racconta molto più del calcio
Quella andata in scena a Udine non è stata soltanto una sfida tra due squadre nazionali. È stata, a tutti gli effetti, l’ennesima dimostrazione di come lo sport possa diventare il riflesso, a volte persino la cartina di tornasole, di conflitti internazionali irrisolti, di sensibilità profonde e di identità collettive in attrito.
Le autorità locali e le forze dell’ordine hanno agito per garantire che la partita potesse disputarsi regolarmente. Ma resta l’immagine di una città blindata, divisa tra campo da gioco e piazza, tra i cori degli spalti e i fischi di protesta, in un cortocircuito simbolico che racconta con forza quanto lo sport, oggi, sia sempre più inserito dentro le dinamiche della politica internazionale.
Il campo, alla fine, ha detto la sua. Ma fuori dallo stadio, il messaggio è stato ben diverso.