Parigi volta pagina, ma senza abbandonare la linea tracciata. Emmanuel Macron ha ufficialmente nominato il nuovo governo francese, affidando la guida dell’esecutivo a Sébastien Lecornu, figura chiave della sua amministrazione e già ministro della Difesa. La composizione dell’esecutivo è stata annunciata nelle scorse ore dall’Eliseo: 18 i ministri in carica, per una squadra chiamata a coniugare competenza, fedeltà politica e capacità negoziale. Il primo Consiglio dei ministri è fissato per lunedì pomeriggio, mentre martedì 7 ottobre il neopremier interverrà davanti all’Assemblea nazionale per presentare la sua dichiarazione di politica generale.
Un momento decisivo per testare la tenuta del nuovo esecutivo, che si muove all’interno di un quadro parlamentare frammentato, privo di una maggioranza assoluta, e che richiederà capacità di dialogo e compromesso per sopravvivere alle tensioni che, negli ultimi mesi, hanno messo alla prova la tenuta dell’intero sistema politico francese.
Sébastien Lecornu, l’uomo della stabilità
Con la scelta di Lecornu, Macron ha optato per una figura giovane ma navigata, capace di muoversi con disinvoltura nei gangli della macchina statale e ben conosciuta tanto nei corridoi dell’Eliseo quanto in quelli del potere amministrativo. Nato nel 1986, già presidente del dipartimento dell’Eure e vicino a Macron fin dai tempi del primo mandato presidenziale, Lecornu è stato uno dei principali artefici della riorganizzazione della difesa nazionale in un momento di crescente instabilità geopolitica. La sua promozione a capo del governo rispecchia la volontà del presidente di scommettere su un profilo solido, ma al tempo stesso in grado di parlare anche a settori dell’elettorato moderato e repubblicano.
Non è un volto di rottura, ma un segnale di continuità consapevole, in un contesto che richiede equilibrio. Lecornu rappresenta la scelta di chi, nella complessità del momento, cerca un “pilota esperto” piuttosto che una figura carismatica, ma divisiva.
Una squadra snella per un compito complesso
Il nuovo governo si presenta con una composizione relativamente compatta: 18 ministri distribuiti tra dicasteri chiave, con alcune riconferme importanti e qualche novità. La riduzione numerica, rispetto a compagini più ampie del passato, è il riflesso di una strategia orientata all’efficienza e alla snellezza decisionale. L’obiettivo dichiarato dell’Eliseo è duplice: da un lato mantenere una certa continuità istituzionale con il governo uscente, dall’altro ricostruire un dialogo politico e istituzionale dopo mesi segnati da scontri, voti incerti e un’opposizione spesso irriducibile, soprattutto da parte del Rassemblement National e della sinistra radicale.
La vera sfida, tuttavia, sarà quella parlamentare. In un’Assemblea nazionale in cui nessun partito detiene la maggioranza assoluta, il governo Lecornu dovrà costruire consenso su ogni singolo provvedimento, cercando alleanze variabili e intese trasversali, senza dare mai per scontata la governabilità. Una missione difficile, ma inevitabile, per un esecutivo che non potrà contare su automatismi numerici ma solo su equilibri politici sempre da rinegoziare.
Il discorso programmatico all’Assemblea: primo banco di prova
L’appuntamento fissato per martedì rappresenterà il primo momento di verifica per Lecornu. Davanti all’Assemblea nazionale, il nuovo primo ministro illustrerà la propria visione di governo e i punti fondamentali dell’agenda politica. Le priorità annunciate, in linea con la direzione indicata dallo stesso Macron, spaziano dalla lotta all’inflazione alla transizione ecologica, dal rafforzamento del welfare alle politiche per la sicurezza interna, fino alla gestione delle migrazioni e alla difesa del ruolo internazionale della Francia.
Non è escluso che, a margine del discorso, possa emergere anche la richiesta di un voto di fiducia, sebbene la Costituzione non lo renda obbligatorio. In ogni caso, sarà un passaggio chiave per misurare la capacità del nuovo premier di tenere insieme una maggioranza relativa e dare avvio a una nuova fase di governo più stabile e operativa.
Macron prova a rilanciare, ma le tensioni restano
La nomina del governo Lecornu arriva in un momento particolarmente delicato per la presidenza Macron. Dopo la riforma delle pensioni imposta con l’articolo 49.3 – uno strumento costituzionale che consente di forzare l’approvazione di un provvedimento senza voto parlamentare – il rapporto tra esecutivo e Parlamento si è incrinato profondamente. Ne sono seguiti mesi di tensione, proteste in piazza e una paralisi politica che ha messo in discussione l’efficacia dell’intero impianto istituzionale.
La scelta di Lecornu appare dunque come un tentativo del presidente della Repubblica di voltare pagina senza rinnegare la linea seguita, affidandosi a una figura capace di mediare ma anche di far valere l’autorevolezza dell’esecutivo. Il suo incarico dovrà tenere insieme riformismo e ascolto, visione strategica e pragmatismo quotidiano, in un Paese che appare diviso e incerto.
Uno sguardo all’Europa: stabilità interna per rilanciare il ruolo esterno
Oltre ai riflessi interni, il nuovo governo francese dovrà affrontare le grandi sfide continentali. Il contesto europeo, segnato dalle tensioni geopolitiche e dalla necessità di ridefinire le politiche economiche e industriali dell’Unione, richiede una Francia forte e coesa. Lecornu, con la sua esperienza alla Difesa, rappresenta anche un segnale in questa direzione: rafforzare la credibilità internazionale del Paese e consolidare la sua posizione nei tavoli europei e transatlantici.
La Francia post-pandemica ha di fronte sfide cruciali: la tenuta sociale, la transizione energetica, la competitività industriale, il rapporto con l’Africa e il Mediterraneo. Un’agenda densa che non lascia margini per l’instabilità. Macron lo sa e, con Lecornu, cerca di dare una risposta solida, anche se non priva di rischi.
Conclusione: una nuova fase, tra ambizione e cautela
Con la nascita del governo Lecornu, la Francia entra ufficialmente in una nuova fase politica, il cui successo dipenderà non solo dalla tenuta numerica in Parlamento, ma dalla capacità di ricostruire un legame con i cittadini e di dare risposte concrete alle attese sociali ed economiche.
Sébastien Lecornu avrà il compito di guidare un esecutivo che nasce in equilibrio precario ma con l’ambizione di rilanciare il patto tra governo e Paese. Martedì, in Parlamento, si capirà se la sua voce riuscirà a farsi ascoltare in un’Assemblea attraversata da diffidenze e rivalità, ma anche da una crescente consapevolezza che il tempo della paralisi istituzionale è finito. O almeno, così spera l’Eliseo.
