1 Dicembre 2025, lunedì
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Gioia Tauro, la morte che non convinceva: arrestata una donna per l’omicidio del compagno

Dopo oltre un anno di indagini silenziose e meticolose, i Carabinieri fanno luce su un decesso inizialmente attribuito a cause naturali. Una ricostruzione investigativa minuziosa porta all’arresto della convivente: ora è accusata di omicidio volontario.

A distanza di oltre diciotto mesi da un decesso che all’apparenza sembrava rientrare nelle statistiche delle morti improvvise, la Procura di Palmi ribalta completamente il quadro: non fu un malore a uccidere l’uomo trovato privo di vita nella sua abitazione a Gioia Tauro, nel gennaio 2023, ma – secondo le indagini – un gesto deliberato. Una ricostruzione che ha condotto, nei giorni scorsi, all’arresto della sua convivente, una donna di 63 anni, raggiunta da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palmi su richiesta della Procura della Repubblica.

La vicenda prende corpo in un contesto ordinario, domestico, che solo a un esame più approfondito ha svelato elementi ben più gravi. Fu la stessa donna, secondo quanto ricostruito, a contattare i soccorsi dichiarando che il compagno era stato colto da un malore improvviso. All’arrivo dei sanitari, l’uomo era già morto. In un primo momento, nulla sembrava suggerire la necessità di ulteriori accertamenti. Tuttavia, fin da subito, l’atteggiamento freddo della donna, l’incoerenza nelle sue dichiarazioni e soprattutto il ritardo, ritenuto ingiustificato, nella richiesta d’aiuto, insospettirono i Carabinieri intervenuti.

Da quei primi dubbi è nata un’indagine complessa e articolata, coordinata dal procuratore di Palmi, dott. Emanuele Crescenti. Gli inquirenti hanno adottato un approccio investigativo fondato su tecniche tradizionali ma rigorose: sopralluoghi approfonditi, escussione di testimoni, accertamenti medico-legali, consulenze tecniche e ricostruzioni temporali puntuali. Elemento chiave è stato l’esame medico-legale, che ha rilevato lesioni interne e segni sul corpo della vittima incompatibili con una morte naturale.

Ad aggravare il quadro indiziario è stata la ricostruzione della sequenza temporale dei fatti: l’intervallo tra il decesso presunto e la chiamata ai soccorsi è risultato troppo ampio e ingiustificato, soprattutto alla luce della presenza della donna in casa. Le versioni da lei fornite nel tempo si sono rivelate mutevoli, contribuendo a rafforzare il sospetto investigativo di un delitto premeditato, mascherato da evento accidentale.

Al termine dell’inchiesta, la Procura ha richiesto l’applicazione della misura cautelare in carcere, ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza e l’esigenza di tutelare l’integrità delle indagini. La misura è stata eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo della Compagnia di Gioia Tauro, con il supporto della Stazione locale. La donna è stata quindi tradotta presso la Casa Circondariale “Giuseppe Panzera” di Reggio Calabria, dove resterà a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Questo caso, maturato in un contesto familiare e apparentemente privo di segnali premonitori, richiama l’attenzione su una delle forme più silenziose e insidiose di violenza: quella che si consuma tra le pareti domestiche, lontana dagli sguardi esterni e spesso sottovalutata nelle sue prime manifestazioni. L’indagine, durata oltre un anno, testimonia l’efficacia di un metodo d’indagine paziente, rispettoso dei tempi della giustizia ma determinato nel ricercare la verità oltre l’apparenza.

Resta fermo, naturalmente, il principio costituzionale della presunzione di innocenza: la persona attualmente in stato di custodia cautelare è da considerarsi non colpevole fino a eventuale condanna definitiva, secondo quanto stabilito dall’articolo 27 della Costituzione italiana. Sarà il processo a chiarire, in modo compiuto, il profilo di responsabilità.

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