Di Daniele Cappa
Nella mia professione, ho avuto l’opportunità di incontrare, conoscere, frequentare e intervistare centinaia di persone. Molte erano semplici personaggi, altri, invece, erano meteore: brillavano intensamente per un breve periodo, per poi svanire nel nulla. Una ristretta parte di questo star system, tuttavia, era composta da “mostri”, figure che non erano solo personaggi pubblici, ma esseri umani completi, in cui il successo mediatico e quello personale si intrecciavano in modo indissolubile. Erano persone difficili da gestire, simili a leoni in una savana, impossibili da manipolare o comprare. E, spesso, questa stessa intangibilità li ha condannati.
Tra i nomi che appartengono a questa categoria, c’è uno che conservo nel cuore e che ancora oggi mi appare vividamente nella memoria: Gianfranco Funari.
Lo intervistai per l’ultima volta nel settembre del 2000, per il numero di GM Guide Magazine. Funari era così avanti rispetto al suo tempo che, a distanza di anni, l’intervista che gli feci è ancora attuale.
Con la sua morte avvenuta nel luglio 2008, la televisione non è più stata la stessa.
Da quanto tempo fa televisione?
Faccio televisione dal 1979. Ricordo il mio esordio con grande piacere. Il mio primo programma era intitolato: “Torte in faccia”, uno scontro di categorie contrapposte: giornalisti contro lettori, vigili urbani contro automobilisti; è stato un successo.
Rimpianti?
Si! Aver detto sempre ciò che pensavo e non aver mai pensato a ciò che dicevo.
Dopo un lungo periodo di assenza, è ritornato sul piccolo schermo. Soddisfatto dell’audience e dell’accoglienza ricevuta?
Sulla storia dell’audience bisogna fare un certo discorso: sono molto soddisfatto dei riscontri dei critici, i quali hanno sostenuto che per mandare avanti la televisione, sono dovuti tornare indietro di cinque anni e prendere Funari. La Repubblica ha recensito: “Ci sono voluti dieci anni, per riuscire a scoprire un personaggio bravo come Funari”, Beniamino Placido ha intitolato: “Funari con l’animo Go Go”. Sono veramente molto gratificato.
Come vede il futuro del giornalismo e della televisione?
Quella della televisione sarà sempre più dominante. Sarà il giornalista a condizionare il politico e non il politico al giornalista. Perché questa è la chiave del maggioritario.
E il nostro?
Si dice che certi valori siano caduti, ringraziamo Dio. Perché basta rivedere il film “Scandalo al sole (1960)”, per capire perché è meglio che certi valori siano caduti. Però ne sono venuti fuori altri: il senso della democrazia che hanno i giovani. E’ inimmaginabile un ’68 oggi, forse si vogliono conquistare un posto al sole attraverso la democrazia. Per il momento è un’illusione, perché la nostra democrazia è una democrazia part-time.
È preoccupato per la situazione politica attuale?
Io sono preoccupato per la confusione della situazione politica, perché in effetti, tutti i gruppi politici, a parte qualche rara eccezione, e le posso dire il nome “Rifondazione Comunista, che è un eccezione nel quadro politico, tutti gli altri, si muovono in funzione del potere e non del programma. Si spostano in funzione della politicità del potere. Ecco, mi preoccupa questo.
L’Italia ora come ora, secondo lei è un paese laico o religioso?
E’ ipocritamente religioso. Cioè, il cattolico italiano è il più ipocrita.
Negli ultimi anni, si sono frantumati molti tabù e si parla sempre più apertamente anche di omosessualità. Secondo lei l’omosessualità è un problema?
L’omosessualità non è un problema e non deve essere tale, perché la psicologia ci insegna che la vita sessuale deve essere libera da ogni vincolo, altrimenti crea infelicità, anche nel matrimonio.
L’omosessualità come viene vista dalla famiglia media italiana?
Viene vista come la possibilità di rovinare i propri figli. Mai un insegnante omosessuale, mai un amico in casa omosessuale.
Io ho avuto un insegnante omosessuale a cui debbo lo stimolo a fare delle cose da libero professionista e non da dipendente.
Lei piace molto alle casalinghe, non si è mai sentito un sex symbol?
No (ride…). Mi sono sentito come un uomo dai capelli bianchi che ha suggerito alle casalinghe che la vita la si può godere anche con gli anni avanzati. Io ho dato, con il mio aspetto fisico, il convincimento che si può essere attraenti ad ogni età. Credo che sia questa la mia vera performance con le donne.
Qual è il suo segreto per essere sempre così bello e attivo?
(Ride….) Il morale. Ho avuto due matrimoni e undici convivenze, quindi ho avuto tredici donne fisse nella vita. Adesso ho l’ultima ed è quella definitiva. In effetti non erano compagne ma accompagnatrici.
È felice?
Cos’è la felicità (Risata…)
Progetti per il futuro?
Sono ad un punto importante della mia vita. Le sembrerà strano ma, i prossimi trenta giorni mi serviranno per decidere su cosa fare della mia vita.
Gianfranco Funari ha un sogno nel cassetto?
La meritocrazia nel lavoro e la qualità del lavoro sostituiscano il nepotismo e le raccomandazioni, che considero due reati.
Per concludere?
Esiste un principio cristiano e cattolico che non raccoglie solo tutti i comandamenti, ma raccoglie una mentalità, una cultura di vita, di amare il proprio prossimo- accettare anche i difetti. La tolleranza è un po’ il filo dell’età.