28 Marzo 2024, giovedì
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Salute Mentale in pericolo: un adolescente su 4 depresso per covid

A cura di Ionela Polinciuc

La probabilità di disturbi mentali è particolarmente alta fra i ragazzi più grandi, che più dei bambini, spiegano gli psichiatri, hanno risentito delle restrizioni. Tutto questo è confermato anche da un secondo studio, su 1500 bambini e adolescenti, pubblicato sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry.

Diversi studi hanno considerato gli effetti del Covid-19 sulla sfera psichica. Secondo i risultati di uno studio realizzato dal Dipartimento di Scienze Biomediche di Humanitas University, la pandemia di Covid-19 ha impattato in maniera significativa sulla sfera psicologica ed emozionale degli individui. Questo studio preliminare, basato un campione di 2.400 persone, ha rilevato che nel periodo di pandemia il 21% degli intervistati ha notato un peggioramento nei rapporti con il partner e il 13% con i propri figli. Inoltre, il 50% del campione ha rivelato di aver subito un incremento della fatica percepita durante lo svolgimento di attività lavorative e il 70% degli studenti ha invece dichiarato un sensibile calo della concentrazione nello studio.

Salute mentale in pericolo: chi paga il prezzo più caro?

A pagare il prezzo più alto sono i ragazzi della scuola secondaria superiore, una fase essenziale per le nuove esperienze e per i primi traguardi: non vivere nella normalità ‘pietre miliarì come l’esame di maturità o i primi amori per la psiche di un giovanissimo è assimilabile a un lutto e come tale può essere un fattore scatenante di ansia e depressione. Molti possono avere sintomi di disagio mentale che poi si risolvono, ma tanti stanno mostrando di non riuscire a uscirne. Senza contare coloro che erano già fragili prima del Covid, per i quali la pandemia è stata ancora più difficile da affrontare.

Gli psicologi dichiarano un aumento del 60% di nuovi pazienti a causa della pandemia. Depressione, disturbi del sonno e ansia i principali problemi di salute mentale. Questi i risultati di uno studio del Cnr-Irib di Messina in tandem con università calabresi.

Persino la politica d’emergenza ha influito sul rendere ancora più angoscioso il periodo. Lo denuncia il Dott. Cerasa, ricercatore del l’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche di Messina (Cnr-Irib):

“Quando Covid-19 ha colpito per la prima volta, i professionisti della salute come psicologi e psicoterapeuti non erano considerati servizi essenziali. Questo significava che gli psicologi non erano autorizzati a vedere i clienti faccia a faccia, e tutte le sessioni dovevano essere spostate su piattaforme di telemedicina. D’altra parte, l’aumento dei problemi di salute mentale durante l’epidemia di Covid-19 – continua – ha ulteriormente rafforzato il bisogno generale di assistenza. In questo contesto, si è entrati, forzatamente e velocemente, in una nuova era di telepsicologia, senza però avere dati scientifici e una reale guida metodologica su come traslare gli interventi di persona in interventi online“.

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