25 Aprile 2024, giovedì
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Il Disturbo Borderline: La Prof.ssa Susanna Petrassi fa chiarezza

A cura di Ionela Polinciuc

Il disturbo borderline di personalità è una entità diagnostica molto controversa. Talvolta non viene neanche riconosciuto come un disturbo specifico. Viene usato come “contenitore” in cui inserire tutti quei casi non meglio diagnosticabili in altro modo. In realtà il disturbo borderline presenta delle caratteristiche specifiche ben note. ‘’Il disturbo Borderline è un disturbo complesso che può cominciare anche in epoca molto giovanile ed è probabile che abbia un inizio genetico, un’origine anche famigliare a volte, che può uscire fuori anche con un vissuto particolarmente diffidante.’’ – afferma la Prof.ssa. Susanna Petrassi.

Vi siete mai chiesti come si può riconoscere una persona Borderline? Ebbene, la prof.ssa. Petrassi ai nostri microfoni ha dichiarato: ‘’Una persona Borderline ha degli stati eccitativi molto intensi, cerca di attirare in modo anche aggressivo, l’attenzione su di sé. Ha a volte l’impulso di azioni autolesionistiche, autodistruttive. È comunque una persona instabile, conflittuale e con un grande vuoto dentro. Quello che caratterizza maggiormente questo individuo è una disregolazione emotiva. Quindi, emotivamente, il soggetto ha attacchi di rabbia, tende ad arrabbiarsi facilmente ed è anche confuso anche quando si tratta di organizzare i suoi pensieri. A secondo della gravità, qualche volta sta cosi male che perfino sente dei dolori fisici che in realtà lui non ha dolori fisici ma è lo stare male che lo fa stare male anche fisicamente.’’

Una persona affetta da Borderline può eccellere negli studi ed avere relazioni lunghe?

La prof.ssa Petrassi fa chiarezza anche qui: ‘’ Può anche eccellere negli studi, c’è un tipo di Borderline che è anche cognitivo. È più raro, però, prende le funzioni cognitive che sono ridotte. Generalmente, il Borderline è un disturbo mentale che non intacca le funzioni cerebrale cognitive. Può anche eccellere, ma per quanto riguarda le relazioni di lunga durata è molto difficile che avvenga, perché in fondo è un associale, sente un vuoto dentro, sente il bisogno di essere considerato e amato. Avvicina le persone sia in modo amicale che in modo sentimentale, però, purtroppo, per il suo carattere rabbioso, permaloso, si distacca. Quindi, queste relazioni finiscono in tempi molto brevi e si convince che sta meglio da solo. In amore è un po’ più diversa la questione. Se trova una persona che corrisponde a certi suoi canoni, si attacca in un modo radicale.’’

Nel momento in cui un soggetto Borderline si innamora di un altro soggetto Borderline, la relazione può durare nel tempo? ‘’ La relazione diventa molto conflittuale, generalmente non può durare perché alla fine saranno sempre impulsi di rabbia e di aggressività che poi determinano la fine di questa relazione’’ riferisce la prof.ssa. Petrassi.

Tuttavia, un senso di disagio (es. fastidio, rabbia o reazioni di difesa) durante l’interazione tra medico e paziente può essere interpretato come un indizio precoce della personalità borderline.

I soggetti con un disturbo di personalità spesso non hanno consapevolezza della loro condizione e presentano sintomi d’esordio come ansia, depressione, abuso di sostanze o altri problemi non associati in maniera evidente alla malattia di cui soffrono.

Il trattamento prevede un intervento psicoterapeutico (terapia psicodinamica o cognitivo-comportamentale), da affiancare a quello farmacologico. L’impiego di farmaci antipsicotici, stabilizzatori dell’umore ed antidepressivi è utile per la gestione della rabbia e dei sintomi comunemente associati (ansia, depressione e sintomi psicotici) al disturbo borderline di personalità.

Le funzioni degli interventi aggiuntivi sono molteplici. Incontrare i familiari, ad esempio, per spiegare loro cosa succede al loro congiunto e come funziona la terapia, può creare un contesto tranquillizzante attorno al paziente ed avere un effetto benefico sulla sintomatologia. Questo intervento rappresenta, inoltre, una preziosa risorsa nella gestione delle emergenze. Gli incontri di gruppo, invece, possono aiutare il soggetto a rinforzare la comprensione del disturbo, riconoscere e gestire i momenti di crisi, potenziare le abilità interpersonali, ridurre il caos nei rapporti con gli altri e incrementare l’accettazione degli stati di sofferenza.

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